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Corso di Psicologia Generale e Sociale

Corso di Psicologia Generale e Sociale.

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Presentation Transcript


  1. Corso di Psicologia Generale e Sociale Il campionato mondiale di calcio è […] un’assemblea universale con gli occhi di tutto il mondo puntati su un calice, la coppa, che i vincitori innalzano fieramente verso il cielo) […]; ma da questa cerimonia non discende alcun messaggio spirituale o culturale, nessuna speranza per l’umanità, nessuna promessa di miglioramento della sua condizione. Si celebra soltanto il culto dei marchi pubblicitari e la legge del più forte. R. Redeker. Le sport contrelespeuples.Berg International Editeurs, Paris, 2002. Trad. it. Lo sport contro l’uomo. Citttà Aperta, Troina, 2003, p. 13

  2. Programma: • Identità e pratica sportiva • Efficacia personale e collettiva • Emozioni e sport • Relazioni interpersonali • Leadership e gestione dei gruppi sportivi • Coesione nelle squadre sportive • Stereotipi e pregiudizi • Conflitto e sport • Conoscere e mediare il conflitto • Il tifo sportivo

  3. Libro di riferimento: 186 pagine 18,60 euro

  4. Introduzione Lo sport come fenomeno sociale • Fenomeno = qualsiasi evento osservabile • Fenomeno sociale = fatto, accadimento, fenomeno che incide su struttura, tendenza, aspetti della società e ne modifica talune caratteristiche Sport = Fenomeno Sociale

  5. Introduzione • La psicologia sociale studia le relazioni reali o immaginate da persona a persona in un dato contesto sociale, in quanto esse riguardano le persone implicate in questa relazione (F.H.Allport, 1924) • La psicologia sociale è il tentativo di spiegare come il pensiero, i sentimenti e i comportamenti delle persone sono influenzati dalla presenza reale, immaginata o implicita di altre persone (G.W.Allport, 1937)

  6. Introduzione • La psicologia sociale è quella scienza che riguarda lo studio del comportamento e della vita soggettiva dell’uomo in quanto è inserito in un ambiente e in una comunità di altri uomini, cioè con particolare riferimento alle inter-relazioni umane (G. Trentini, 1971) • Lo scopo principale della psicologia sociale è quello di studiare, nel modo più sistematico possibile, i diversi aspetti dell’interazione tra individui, fra gruppi sociali e all’interno di essi, e fra gli individui e i sistemi sociali, piccoli o grandi, di cui fanno parte (H. Tajfel, C. Fraser, 1978)

  7. Introduzione • Il compito della Psicologia Sociale è quello di contribuire, insieme ad altre discipline, alla comprensione del comportamento umano, avendo come proprio oggetto di studio una serie di fenomeni specifici che risultano generati dall’intersezione fra processi psicologici e dinamiche sociali (G. Mantovani, 2003).

  8. 1. Identità e pratica sportiva • Cos’è l’identità? • Il concetto di identità si riferisce, da un lato, al modo in cui l’individuo considera e costruisce se stesso come membro di determinati gruppi sociali (nazione, classe sociale, livello culturale, etnia, genere, professione, ecc), dall'altro, al modo in cui le norme di quei gruppi consentono a ciascun individuo di pensarsi, muoversi, collocarsi e relazionarsi rispetto a sé stesso, agli altri, al gruppo a cui afferisce ed ai gruppi esterni intesi, percepiti e classificati come alterità.

  9. 1. Identità e pratica sportiva • Cos’è l’identità? • L’identità esiste solo entro la relazione con ciò che è altro e diverso da noi: introverso/estroverso, forte/debole, bello/brutto, io/tu, atleta/allenatore, ecc. • L’identità è dunque riconoscersi ed essere riconosciuti, è riflessione che il soggetto fa in merito alla propria continuità nel tempo e alla sua differenza dagli altri

  10. 1. Identità e pratica sportivaIl sé e l’identità: alcune prospettive • Teoria degli schemi del sé (Markus & Sentis, 1982) • L’identità è formata da un insieme di schemi gerarchicamente organizzati • Metafora dell’albero  “chi sono io?” • Teoria della categorizzazione del sé (Turner et al., 1987) • 3 tipi di elementi identitari: • Elementi personali (estroverso, lunatico, ecc.) • Elementi relazionali (marito di Anna, ecc.) • Elementi sociali (giocatore di tennis, allenatore, ecc.)

  11. 1. Identità e pratica sportivaIl sé e l’identità: alcune prospettive • Il sé operativo (Markus) • Costellazione di elementi identitari attivi in un dato momento esistenzale • Non per questo abbiamo una molteplicità di identità: semplicemente, essa non emerge in tutti i suoi aspetti in ogni situazione • I sé possibili (Markus & Nirius, 1986) • Sé desiderato ciò che vorremmo • Sé atteso  ciò che ci aspettiamo • Sé temuto  ciò che temiamo avvenga

  12. 1. Identità e pratica sportivaIl sé e l’identità: alcune prospettive • Teoria della discrepanza del sé (Higgins, 1987) • Sé reale percezione che abbiamo di noi stessi • Sé ideale  ciò che vorremmo essere • Sé normativo  ciò che sentiamo di dover essere • Teoria dell’identità narrativa (McAdams, 1993) • Identità narrativa = racconto interiorizzato su di sé che fornisce all’individuo il senso di essere una persona unica che tende ad uno scopo • L’identità non è dunque un’organizzazione gerarchica ma un sistema di senso, una storia

  13. 1. Identità e pratica sportivaLo sviluppo dell’identità L’identità cambia nel tempo? • Il processo di sviluppo si colloca soprattutto nell’adolescenza • 2 processi: esplorazione e impegno • Variabili in gioco: interesse, fattori fisici, cognitivi, relazionali, contestuali, di personalità • Teoria degli stili di identità (Berzonsky, 1989) • Stile informativo apertura all’esperienza, disponibilità a cambiare • Stile normativo  chiusura, rigidità • Stile diffuso-evitante  disorientamento, emotività, scarsa introspezione

  14. 1. Identità e pratica sportivaCostruire o scoprire la propria identità? • 2 prospettive: Costruzionevs.Scoperta • Costruire la propria identità: processo attivo, ragionato, cognitivo • Scoprire la propria identità: concetto di daimon(vero sé), scoprire le proprie potenzialità, esprimere a pieno se stessi • Come scoprire se stessi? • “Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere, poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita” (Martin Luther King)

  15. 1. Identità e pratica sportivaCostruire o scoprire la propria identità? • Scoprire se stessi: l’esperienza di flusso • “Capita, a volte, di vivere momenti durante i quali, malgrado le circostanze, si avverte il pieno controllo delle proprie azioni e ci si sente totalmente padroni di se stessi; in queste rare occasioni, si prova un senso di eccitazione, una profonda e preziosa sensazione di piacere che rappresenta un punto di riferimento nella memoria, un termine di paragone rispetto a come la vita dovrebbe essere vissuta. Questo è ciò che si intende con esperienza ottimale o flow“ (Csikszentmihalyi, 1975)

  16. 1. Identità e pratica sportivaCostruire o scoprire la propria identità? • Scoprire se stessi: l’esperienza di flusso • “Cosa provi quando balli?” “Non so… All’inizio sono un po’ rigido, ma dopo che ho iniziato mi dimentico qualunque cosa ed è come se… come se sparissi, come se dentro avessi un fuoco, come se volassi… sono un uccello…sono… elettricità: già, elettricità” (dal film Billy Elliot, di Stephen Daldry) • “E' quello stato di grazia all'interno del quale non sembra quasi di competere, dove ci si rende conto dopo che durante la prestazione quasi non si stava pensando, quasi non si stava agendo. Almeno a me capita così: potenzialmente mi sento in grado di fare tutto, ma il brutto è che non so perché…” (Matteo Tagliariol, Medaglia d’oro nella Spada Maschile a Pechino 2008)

  17. 1. Identità e pratica sportivaSviluppo dell’identità e attività sportiva • Lo sport contribuisce allo sviluppo dell’identità? • Il piacere entro processi di apprendimento • Conoscenza delle proprie potenzialità motorie • Contatto con le emozioni • Dimensione progettuale • Dimensione relazionale • Lo sport presenta delle criticità? • La competizione intergruppo • La competizione intragruppo • Il confronto con altre attività strutturate (volontariato, associazionismo religioso, artistico, culturale)

  18. 2. Efficacia personale e collettiva Sapevo che avrei vinto… Sono arrivato ad Atene al cento per cento, sia dal punto di vista fisico che mentale. In gara, poi, ho avvertito di avere dentro di me qualcosa in più degli altri, una determinazione che non conoscevo. La sicurezza nelle risorse di cui potevo disporre mi ha accompagnato dal primo all’ultimo metro di gara: mi sentivo padrone assoluto della situazione (Stefano Baldini, Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Atene 2004) • Le parole di Baldini, che vinse inaspettatamente davanti ad atleti ben più quotati, illustrano in modo esemplare il significato dell’autoefficacia percepita

  19. 2. Efficacia personale e collettivaLa teoria socialcognitiva di Bandura • Autoefficacia percepita = insieme delle valutazioni che si fanno rispetto al proprio sentirsi capaci di eseguire determinate azioni e di raggiungere determinati obiettivi (Bandura, 2000) • Le nostre azioni, decisioni, lo stesso impegno che mettiamo in ciò che facciamo dipendono largamente dal come e dal quanto ci riteniamo effettivamente in grado di fare • Le convinzioni di autoefficacia non sono esattamente quelle che potremmo definire le “reali” capacità dell’individuo, ma normalmente non se ne discostano mai in modo eccessivo

  20. 2. Efficacia personale e collettivaLa teoria socialcognitiva di Bandura • Secondo Bandura (2006) la mente umana è un sistema “agentico” caratterizzato da un rapporto di continua e reciproca influenza tra persona, ambiente e comportamento

  21. 2. Efficacia personale e collettivaLa teoria socialcognitiva di Bandura • Le convinzioni di autoefficacia rappresentano la massima espressione delle capacità tipicamente umane di autoriflessione, autoregolazione e apprendimento dall’esperienza • L’autoefficacia influenza: • Le decisioni sulle attività da intraprendere (lo studio di Betz e Hackett sulle materie scientifiche) • La scelta di obiettivi più o meno ambiziosi (cosa voglio raggiungere?) • Le aspettative (cosa succederà se agirò in questo modo?) • I giudizi di causalità (di chi è il merito/colpa?) • Il livello di impegno profuso

  22. 2. Efficacia personale e collettivaLa teoria socialcognitiva di Bandura

  23. 2. Efficacia personale e collettivaLa teoria socialcognitiva di Bandura • Profilo psicologico del soggetto con alta autoefficacia: • Obiettivi ambiziosi • Notevole impegno e dedizione • Locus ofcontrol interno • Ottimismo, fiducia • Sostanziale sobrietà nel giudicarsi • Ottima gestione delle emozioni • Alta resistenza alle frustrazioni

  24. 2. Efficacia personale e collettivaFonti dell’autoefficacia percepita • Come si formano e cambiano le convinzioni relative alle nostre capacità? Bandura indica 4 fonti: • Esperienza diretta • Esperienze vicarie (observation e imagery) • Persuasione verbale • Interpretazione delle emozioni e dei segnali corporei • L’autoefficacia è un tratto stabile? • Sì, nel senso che è radicata anche alla personalità • No, se pensiamo a momenti e situazioni diverse: il caso degli ex professionisti

  25. 1. Identità e pratica sportivaSviluppo dell’identità e attività sportiva

  26. 2. Efficacia personale e collettivaL’efficacia percepita collettiva • Cosa accade in una squadra? • Che fine fa l’autoefficacia individuale? Autoefficacia collettiva = convinzione di essere in grado, come gruppo, di gestire compiti e attività • Essa dipende dalle percezioni che i singoli membri hanno delle abilità dei compagni • È in relazione, anche, con l’autoefficacia individuale • È molto più specifica di quella individuale: vale per quel gruppo in quel dato compito • Non è la somma di quelle individuali • Il ruolo della coesione  un’unica voce…

  27. 2. Efficacia personale e collettivaL’autoefficacia percepita nello sport Nello sporti individuati molti tipi di autoefficacia:

  28. 2. Efficacia personale e collettivaL’efficacia percepita collettiva • Profilo psicologico dell’atleta con alta autoefficacia (il c.d. vincente): • Obiettivi realistici ma ambiziosi • Capacità superiore di concentrarsi • Notevole impegno e dedizione • Locus ofcontrol (di solito) interno • Ottimismo, fiducia • Sostanziale sobrietà nel giudicarsi • Ottima gestione di emozioni, stress, ansia • Alta resistenza alle frustrazioni

  29. 2. Efficacia personale e collettivaL’efficacia percepita collettiva • Profilo psicologico dell’atleta con bassa autoefficacia (il c.d. perdente…): • Obiettivi irrealistici: troppo modesti/ambiziosi • Facilità nel perdere la concentrazione • Impegno discontinuo e spesso disorganizzato • Locus ofcontrol (di solito) esterno • Sostanziale pessimismo, sfiducia • Tendenza a sopravvalutare gli avversari • Pessima gestione di emozioni, stress, ansia • Bassa resistenza alle frustrazioni

  30. 2. Efficacia personale e collettivaL’efficacia percepita collettiva • Cosa si dice un atleta con alta autoefficacia: • È un momento difficile, ma posso farcela • Lui è forte, ma io non sono da meno • Posso dare di più • Potevo/Non potevo fare meglio di così • Mi sto divertendo! • Questa non ci voleva… ma mi riprenderò! • Voglio puntare fin lì, sento che è alla mia portata • Il vincente sa anche perdere…

  31. 2. Efficacia personale e collettivaL’efficacia percepita collettiva • Cosa si dice un atleta con bassa autoefficacia: • È un momento tremendo, non ne esco… • Lui è troppo forte, non ce la farò mai • Che altro posso inventarmi? • Non potevo fare meglio di così • Non mi diverto… sono stressato! • Il mondo ce l’ha con me… sono sfortunato • Voglio stravincere: lo voglio schiacciare, umiliare! • Il perdente… non sa perdere!

  32. 2. Efficacia personale e collettivaValutazione e miglioramento • Esistono diversi test per misurarla • Si tratta in genere di questionari di autopercezione • Sono costruiti sull’essere in grado di fare e non su il voler fare (intenzione) o l’essere solitifare (abitudine) • S.A.F. • SCALA DELL’AUTOEFFICACIA FISICA (Ryckman)

  33. 2. Efficacia personale e collettivaValutazione e miglioramento • 1. Ho ottimi riflessi • 2. Non sono agile e aggraziato • 3. Raramente sono imbarazzato dalla mia voce • 4. Il mio fisico è piuttosto forte • 5. Qualche volta non ho una buona resistenza sotto stress • 6. Non so correre veloce • 7. Ho difetti fisici che qualche volta mi infastidiscono • 8. Non sento il pieno controllo nei compiti che richiedono abilità fisica • 9. Non sono mai intimidito dal pensiero di un incontro sessuale • …..

  34. 2. Efficacia personale e collettivaValutazione e miglioramento • Strategie per il potenziamento: • Esperienza diretta di successo • Tecniche di observation • Tecniche di imagery • Rafforzamento della coesione (non solo nelle squadre) • Tecniche di persuasione • Ulteriori tecniche di mental training (goal setting, rilassamento, ecc.) • Limiti al potenziamento

  35. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Qualche domanda: • Cosa intendiamo per “relazione interpersonale”? • L’uomo è un “animale sociale”? • Quali possono essere, nello sport, le relazioni interpersonali? • Da cosa dipende la qualità di una relazione? • È possibile “allenarsi” alle relazioni? • La qualità delle relazioni influenza la felicità della persona?

  36. 3. Relazioni interpersonali nello sportCosa dice la letteratura…

  37. 3. Relazioni interpersonali nello sport • A cosa servono le relazioni? • A soddisfare i bisogni fisiologici • A soddisfare i bisogni di sicurezza • A soddisfare i bisogni sociali • A soddisfare i bisogni di stima • A soddisfare i bisogni di autorealizzazione

  38. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Due tipi di relazioni: • Superficiali • 1.Teoria dello scambio  profitti, investimento, alternative • 2. Teoria dell’equità confronto con l’investimento dell’altro • Profonde • 1. Interdipendenza cognitiva, emotiva, comportamentale

  39. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Relazione atleta - allenatore • È una relazione di tipo profondo • La posta in gioco è il risultato • Relazione allievo (adulto) - istruttore • È una relazione di tipo profondo/superficiale • La posta in gioco è l’apprendimento • Relazione bambino - maestro • È una relazione di tipo profondo • La posta in gioco è la crescita

  40. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Relazione atleta - allenatore • Tre dimensioni (Wylleman, 2000): • 1.accettazione/rifiuto • 2. dominanza/sottomissione • 3. livello personale/livello “ufficiale” • Tre variabili (LaVoi, 2007): • 1. antecedenti • 2. pensieri/sentimenti reciproci • 3. outcomes (motivazione, soddisfazione)

  41. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Relazione atleta - allenatore • Tre aspetti (Jowett, 2005): • 1.vicinanza emotiva (fiducia, rispetto) • 2. impegno (intenzione di mantenere la relazione) • 3. complementarietà (cooperazione, sinergia)

  42. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Relazione atleta (giovane) - allenatore • L’esperienza sportiva dei giovani e il livello di stress competitivo che arrivano a sperimentare sono influenzati fortemente dall’allenatore e in particolare dal suo modo di relazionarsi con loro (Small, Smith, 1988) • In genere gli allenatori sono formati per essere dei bravi tecnici; lo sono assai meno per essere dei bravi educatori • Il problema è che molti di loro non si pongono affatto il problema…

  43. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Psicologo

  44. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Psicologo • Manca qualcosa? • Il dirigente…

  45. 3. Relazioni interpersonali nello sport • L’importanza di condividere gli obiettivi (goal setting)

  46. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Valutare il livello di relazioni • Cosa ti aspetti/desideri dal tuo allenatore?

  47. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Secondo la mia esperienza…

  48. 3. Relazioni interpersonali nello sport • Sociogramma di Moreno

  49. 4. Leadership e gestione dei gruppi sportiviLa forza del lupo è il branco e la forza del branco è il lupo • Leadership, qualche domanda: • Cos’è la leadership? • Chi è il leader? • Leader si nasce o si diventa? • Esistono anche fattori di gruppo che determinano l’emergere del leader? • Esistono fattori situazionali? • Un leader resta tale in ogni contesto? • Quali sono i possibili leader nello sport?

  50. 4. Leadership e gestione dei gruppi sportivi “Il prezzo della grandezza è la responsabilità“ - Churchill • La leadership è un processo di influenza interpersonale orientata al raggiungimento di particolari obiettivi, che i membri del gruppo esplicano nei confronti di uno di loro • Leadership significa coordinare e motivare le azioni degli atri per raggiungere obiettivi comuni. Un leader deve definire gli obiettivi e guadagnarsi l’approvazione degli altri ad essere guidati e a lavorare insieme verso gli stessi scopi • Con il termine di leadership si intende la capacità di influenzare e mobilitare i membri di un gruppo sociale verso il raggiungimento degli obiettivi fissati dal gruppo stesso

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