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Sfera della politica

Sfera della politica. La politica si riferisce alla sfera della società dove si trova lo Stato e la sua organizzazione, i partiti e la competizione elettorale, i movimenti sociali e i gruppi di interesse.

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Presentation Transcript


  1. Sfera della politica La politica si riferisce alla sfera della società dove si trova lo Stato e la sua organizzazione, i partiti e la competizione elettorale, i movimenti sociali e i gruppi di interesse. La politica si emancipa come categoria distinta quando compie il distacco dalla sfera religiosa (periodo umanistico-rinascimentale). Rapporto tra politica e morale: ci si riferisce a due ambiti distinti in base al relativo criterio di giustificazione (distinzione tra bene e male in morale; distinzione tra lecito e illecito in politica).

  2. Tasselli della politica • AMBITO: concerne la polis intesa come aggregato di individui racchiusi nella comunità. Si basa sul concetto aristotelico della convivenza organizzata. La polis a sua volta viene vista: 1) come soggetto agente (atti che ineriscono alle funzioni di governo nella società; es., i sapienti saranno i governanti, i guerrieri saranno i custodi, i produttori si incaricheranno della soddisfazione dei bisogni tramite la divisione del lavoro ecc..); 2) oggetto verso il quale tali attività sono rivolte (sono politiche quelle attività volte a difendere, ampliare il diritto delle funzioni di governo sulla società); • PRESUPPOSTO: riguarda la contrapposizione continua tra gruppi ostili, dalla quale si evolvono i rapporti politici, intesi come elementi conflittuali. Il conflitto assume diverse forme a seconda dell’intensità con cui si manifesta (semplice disaccordo→forma debole; competizione→forma agonistica; guerra→forma estrema). Inteso come interazione oppositiva tra soggetti, il conflitto può essere prodotto dalla: a) divergenza dei fini (es., libertà contro uguaglianza, capitalismo contro socialismo ecc..); b) scarsità dei beni disponibili (es., necessità di regolare il diritto di proprietà); • SCOPO (RISOLUZIONE): la politica, originata dal conflitto, sfocia e si risolve nel dar vita allo Stato (autorità superiore che ha il compito di regolare e canalizzare i conflitti tra gruppi sociali). A seconda di come il conflitto viene interpretato, si hanno le due varianti dello Stato: a) liberale (esalta il conflitto, ritenendolo valore di progresso tecnico e morale, nonché elemento evolutivo della società); b) socialista (interpreta il conflitto come evento patologico, condannandolo come causa di disgregazione e conducendo a uguaglianza le disparità sociali). • MEZZO SPECIFICO (POTERE): si identifica con la funzione ultima dello Stato, che attraverso il potere attua il mezzo specifico tramite il quale è possibile prendere decisioni collettive vincolanti per i membri della comunità.

  3. In particolare: il potere e le sue forme • Il potere designa la capacità di operare, produrre effetti e designa la capacità di determinare la condotta altrui. E’ una posizione triadica, dove occorre specificare la persona o gruppo che lo detiene (e di conseguenza chi vi è sottoposto) e la sfera di attività alla quale il potere si riferisce (nesso risorse-valori). Detentore del potere (Stato) Sottoposizione al potere campi di sottoposizione (società civile) al potere (sociali, economici) • Da un punto di vista sostantivo, la classificazione del potere consiste in una tripartizione: • economico (si avvale del possesso di certi beni, come ricchezza, mezzi di produzione, strumenti finanziari, per indurre qualcuno a fare o non fare qualcosa); • ideologico/simbolico (si fonda sul possesso della conoscenza e forza delle idee per condizionare il comportamento altrui. Poggia su risorse che producono valori, quali l’identità etico-religiosa o etico-politica, che comprende beni quali la salvezza dell’anima e l’identificazione con la comunità dei fedeli); • politico/coercitivo (adopera la forza fisica come mezzo per ottenere osservanza).

  4. Rispetto alla natura, la teoria politica ha elaborato tre diverse concezioni: • Oggettivistica: il potere è una facoltà e qualità originaria o acquisita, inerente al patrimonio biologico-culturale degli individui (es., del padre sul figlio o del governante sul governato); • Soggettivistica: il potere è una cosa materiale che il titolare possiede e di cui può disporre a proprio piacimento (es., il potere del capitalista sui mezzi di produzione); • Relazionale: il potere è inteso come semplice fenomeno che lega il comportamento di due soggetti (es., un attore A determina il comportamento di un altro attore B). Il potere può essere distinto a seconda che sia: • Formale (inerisce a un ruolo, è regolato da norme - istituzionalizzazione -); • Fattuale (si manifesta in maniera irregolare o episodica – es., regimi sultanistici, spesso imprevedibili); • Attuale (è la relazione fra comportamenti reali e designa il potere effettivamente esercitato); • Potenziale (è il potere attribuito a un soggetto in seguito a una ragionevole presunzione delle risorse possedute e dell’abilità nell’adoperarle).

  5. Per quanto riguarda le sue manifestazioni, il potere si suddivide in diverse forme: • Manipolazione (relazione dove A cerca di nascondere a B il proprio esercizio di potere, e dall’altro B è inconsapevole di subirlo. Es, nella menzogna A può pilotare nascostamente B verso una certa condotta fornendogli false informazioni); • Remunerazione (promessa di ricompensa in conformità all’adozione di un certo comportamento); • Costrizione (minaccia di punizione); • Reazioni previste (aspettative di un attore relative al comportamento futuro e probabile di un altro attore. Es., B tiene un comportamento y nel senso desiderato da A e senza che A esprima l’intenzione di ottenerlo, ma perché B prevede che A adotterebbe reazioni per lui spiacevoli se non tenesse il comportamento y); • Condizionamento (volto a ottenere un effetto soprattutto di natura psicologica. Es., quando nella scuola l’insegnamento diventa indottrinamento).

  6. Libertà • Condizione di chi non è prigioniero e non ha restrizioni, non è confinato o impedito nell’agire e pensare in piena autonomia. Libertà può essere intesa come non-interferenza di un potere esterno (dunque negativamente) oppure come modo di fare determinate cose (dunque positivamente). Giuridicamente, le sfere tutelate attengono alla libera manifestazione del pensiero, arte, scienza, religione, riunione e associazione. • Cartesio sosteneva che l’uomo, a differenza degli animali (costituiti di rex estensa che agiscono meccanicamente), è dotato anche di rex cogitans, poiché ha la facoltà di pensare, ragionare. • Fondamentale è il punto di vista di Montesquieu, dove la libertà consiste nel regolare i compiti statali attraverso la ripartizione dei poteri tra organi (legislativo, esecutivo, giudiziario). Per Rousseau la libertà è il fine del potere legittimo, oggetto del consenso esprimibile nella volontà popolare, che sta a fondamento dell’autorità. Kant inserisce la libertà nelle antinomie, cioè in quelle domande a cui l’uomo non può rispondere con certezza in quanto non dimostrabile con la ragione. Ci può solo credere per fede. Mentre Marx profetizza una società in cui il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti, da realizzarsi nella società comunista: libertà come sinonimo di autorealizzazione. • Mentre la dottrina liberale si preoccupa di porre limiti al potere dello Stato (restrizione del campo d’azione al minimo indispensabile, Stato guardiano), quella socialdemocratica propone che l’intervento statale sulla società avvenga secondo criteri che stabiliscano la partecipazione dei cittadini al processo di formazione delle politiche pubbliche (attraverso gruppi di interessi sociali). • Nel concetto di libertà si scorge il contributo delle diverse ispirazioni costituzionali novecentesche: personalismo e solidarismo cattolico; garantismo liberale; ruolo dello Stato nella vita sociale, tipico della componente marxista.

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