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La conoscenza sensibile

La conoscenza sensibile. Corso di Filosofia della conoscenza Lezione 13. Il sensismo.

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Presentation Transcript


  1. La conoscenza sensibile Corso di Filosofia della conoscenza Lezione 13

  2. Il sensismo • Le impressioni dei sensi sono diverse tra loro e relative al soggetto che le possiede: non si può dire che qualcuna sia più vera dell’altra pertanto sono tutte ugualmente vere, ma non nel senso di adeguazione alla realtà • Di conseguenza per i sensisti solo le sensazioni sono vere, ma la realtà è incerta e la verità non ci appare con chiarezza

  3. Conoscenza emodificazione corporea • Anche se la conoscenza presuppone una modificazione corporea non si identifica con questa, ma è un atto immanente del soggetto conoscente • Le dottrine materialiste ed empiriste riducono invece la conoscenza ad una modificazione materiale situata spazio-temporalmente negli organi sensitivi: in tal senso la conoscenza è unica e irripetibile • Ogni conoscenza sarebbe sensazione ed ogni sensazione contingente e quindi relativa ed incerta

  4. Le qualità sensibili secondo la “nuova scienza” • Con Galileo si pensò che le qualità secondarie (calore, sapori, colori, ecc… i sensibili propri di Aristotele) fossero soggettive; l’organo di senso non percepisce nulla al di fuori di sé • Con Kant e la psicologia idealista si ritennero soggettive anche le qualità primarie (estensione, movimento, ecc…) • Tali affermazioni comunque non sono scientifiche, ma filosofiche e, per giunta, poco fondate

  5. Extrasoggettività dellaconoscenza sensibile • L’oggetto non solo è causa e origine delle impressioni sensibili, ma è “indipendente” e “assoluto” • Nella conoscenza sensibile si coglie l’oggettopresente di fronteal soggetto come altro da lui e non si coglie la sensazione in sé o il mezzo (luce, suono, ecc…) attraverso cui ci si presenta l’oggetto • Sentire non è mai un sentire vuoto, bensì è sempre un “sentire qualcosa”

  6. La conoscenza della qualitàper San Tommaso • Noi percepiamo in modo immateriale le qualità che ineriscono nelle cose come accidenti • È la qualità che muove primariamente e propriamente l’organo di senso, che coglie secondariamente anche la quantità • I sensi esterni sono attivi, in quanto la conoscenza è praxis, un’operazioneimmateriale, ma sono ricettivi della realtà extrasoggettiva e non producono questo oggetto né secondo la sua materia, né secondo la sua forma, né secondo la sua presenza

  7. Gli errori dei sensi • La percezione adeguata è quella abituale, mentre l’errore è l’eccezione: del secondo non ci si potrebbe accorgere se mancasse la prima • Illusioni, allucinazioni e sogni sono una conferma indiretta del realismo: tali imperfezioni inoltre possono essere riconosciute come tali • I sensi, a meno di una lesione nell’organo, sono veridici nei sensibili propri, ma possono sbagliare nei sensibilicomuni; inoltre la cogitativa può sbagliare nei giudizidi associazione tra le impressioni acquisite dai sensi

  8. Schemi percettivi • Abitualmente percepiamo una parte degli oggetti ed aggiungiamo immaginativamente il resto, secondo un modello stabile • Le integrazioni apportate dall’immaginazione sono vere se procedono realmente dalle esperienze previe adeguate al caso in esame • Altrimenti possono essere false per accidens o dubitabili (come avviene ai mutilati)

  9. Il relativismo Corso di Filosofia della conoscenza Lezione 14

  10. Relativismo individuale • Per il relativismo individuale, per il singolo è vero solo ciò che a lui sembra vero • Husserl fa notare che questa è una teoria che si confuta al momento stesso in cui la si formula • È un controsenso, perché il senso delle sue affermazioni nega ciò che è implicato dal senso di ciascuna di esse: cioè di essere vero ciò che si afferma

  11. Antropocentrismo • Protagora: “l’uomo è la misura di tutte le cose” • Si ha un ulteriore controsenso: una proposizione potrebbe essere vera solo per un soggetto della specie uomo e falsa per un soggetto di specie diversa • Ma ciò che è vero è vero di per sé nel giudizio di chiunque sia colui che lo formula

  12. La critica di Frege • Una proposizione non cessa di esserevera se non la penso più, come il sole non cessa di esistere quando si chiudono gli occhi • Se nel flusso ininterrotto delle cose non vi fosse nulla di stabile, cesserebbe la conoscibilità del mondo • I concettinon germogliano nell’anima come la foglie sulle piante come prodotti psicologici della natura dell’anima stessa

  13. Sensismo e relativismo • Se è vera solo la percezione soggettiva, una cosa percepita diversamente da due soggetti dovrebbe essere vera e falsa contemporaneamente • Se sono vere solo le apparenze, allora tutto è relativo e se invece non tutto è relativo, allora non tutte le apparenze sono vere • Per Aristotele, la confutazione del sensista può quindi essere fatta ad hominem perché costui arriva da solo a contraddirsi e quindi la sua posizione diventa insostenibile

  14. Confutazione del relativismo • Se tutto è relativo, devono essere vere tutte le apparenze; ma se sono vere tutte le apparenze, le cose esisterebbero solo nel momento in cui appaiono • Da qui segue che non potrebbero esistere cose che non siano percepite, ma ciò è manifestamente falso (cose in fondo al mare o nelle viscere della terra)

  15. Correlazione tra sensibile e senso • Se il sensibile fosse solo un attodi colui che sente, il senso sentirebbe se stesso (ma la vista non vede se stessa, ma l’oggetto colorato) • Il sensibilenon viene costituito nella sensazione, né si trasforma per il fatto di essere sentito • L’essere del percepito è indipendente dall’essere percepito: l’essere non si riduce a essere per l’uomo (Heidegger)

  16. Il principio di immanenza Corso di Filosofia della conoscenza Lezione 15

  17. Prospettiva criticista • Non potendo cogliere la realtà in se stessa, si cerca di intendere il pensiero come fondamento dell’essere • È il soggetto che vuole fondare un sapere privo di dubbi e ambiguità e quindi si da le proprie regole in piena autonomia; si considera invece come ingenua e dogmatica la pretesa di voler ricevere tali regole dalla realtà in se stessa

  18. Significato di trascendenzae immanenza • Immanenza indica il permanere in se stessi • Trascendere (da trans, oltre, e scando, salire) significa passare da un ambito a un altro oltrepassando un limite o una dimensione determinata • L’ammissione della trascendenza nella conoscenza,non comporta la negazione dell’immanenza, ma la supera aprendola • L’immanentismo o idealismo è la dottrina filosofica in cui si nega che le operazioni immanenti possano raggiungere un oggetto esterno all’intelletto

  19. Due significati di trascendenza • La trascendenza gnoseologica riguarda la possibilità di conoscererealtà diverse dall’intellettostesso o le sue rappresentazioni: per trascendente si intende l’extrasoggettivo • La trascendenza ontologica riguarda invece l’esistenza di realtà che superano i dati dell’esperienza empirica, soprattutto l’esistenza di Dio: per trascendente qui si intende sopramondano • Le due questioni sono strettamente legate anche se la reciproca connessione ammette molte varianti

  20. Argomenti dell’idealismo • Idealismo è l’immanentismognoseologico • Tutto ciò che è conosciuto, in quanto tale, è qualcosa di immanente alla conoscenza: come si può andare “oltre”? • Nonostante ogni sforzo che si faccia per conoscere qualcosa di distinto dalla conoscenza, questa supposta realtà, in quanto conosciuta, resterebbe “dentro” la stessa conoscenza

  21. Confutazione dell’idealismo • L’atteggiamentonaturale accetta la conoscenza della realtà extrasoggettiva come un’evidenza immediata (in quanto costituisce una nuova acquisizione di conoscenza) • Inoltre il ragionamento idealista suppone un’estrapolazione indebita: l’atto di conoscenza è un atto immanente al quale corrisponde un oggetto pure immanente(il conosciuto), ma questo non implica che la realtà conosciuta si esaurisca nell’oggettoimmanente che la fa essere conosciuta

  22. Peirce e Putnam • Peirce: “Se esistessero realtà indipendenti dal pensiero, non potremmo averne idea, perché se ne avessimo idea, non sarebbero indipendenti dal pensiero” • Putnam: “Non è la stessa cosa essere rappresentato in un concetto ed essere un concetto; per essere concepibile, una cosa deve essere rappresentabile in un concetto e non essere un concetto; quindi non c’è contraddizione nell’ammettere che vi siano cose che non sono concetti e nel parlare di esse

  23. Il principio di immanenza • Consiste nella negazione della trascendenza dell’essere rispetto alla coscienza (individuale o sociale, spirituale o sensibile, strutturale o storica); l’essere si costituisce nell’immanenza del soggetto pensante • Qualunque fondamento soggettivo venga posto dall’immanentismo, esso può venire ulteriormente fondato in senso più radicale: la coscienza conoscitiva può risolversi al sua volta nella prassi sociale, nella storia, nel linguaggio…: si ha un movimento regressivo della riflessione che smarrisce le cose stesse

  24. Idealismo e metafisica • Sotto il titolo di idealismo o immanentismo ci sono molti sistemi e concezioni diverse, ma tutte si oppongono alla metafisica realista che fonda la conoscenza sull’essere: l’attodi essere è il principio interno della sua realtà e della sua conoscibilità • L’immanentismo idealista ritiene che il fondamento dell’essere sia nella coscienza e diviene sempre un umanesimo radicalizzato nell’antropocentrismo, con diverse articolazioni ed inquadramenti teorici

  25. La crisi moderna • Il progressivo distacco dalla metafisica, che conside-rava l’ente reale come primum cognitum, attraverso il nominalismo di Ockham, il cogito di Cartesio e l’ “io penso in generale” di Kant, porta l’immanentismo a considerare la verità come perfetta identità del soggetto con se stesso • Sartre: “Penso, dunque esisto; sta qui la verità assoluta della coscienza che apprende se stessa […] Al di là del cogito cartesiano, tutti gli oggetti sono soltanto probabili […]; è necessaria una verità assoluta […]: consiste nel cogliere se stessi senza intermediari”

  26. Perché e possibile l’idealismo • Cardona: “Tutto ciò che esiste, [nell’atto di conoscerlo], esiste in me e per me, e io mi scopro come totalitàinclusiva nella quale e per la quale ogni cosa esiste” • Per ogni soggetto conoscente, si dà una certa convertibilità tra ciò che è e ciò che è conosciuto • L’idealismo è possibile perché l’uomo èintenzionalmente aperto a tutta la realtà e può finire per sostituire la realtà dell’essere con quella dell’essereconosciuto

  27. Conseguenze dell’idealismo • Tentazione della ragione: pretesa di completa trasparenza e assolutezza nella conoscenza • Tentazione di potere: autonomia assoluta e rifiuto di ogni imposizione esterna, pretesa di essere “signore e padrone della natura” • All’atto conoscitivo si attribuisce un potere creatore o, almeno, produttore; con ciò l’uomo non accetta il suo ruolo, ma vuole essere Dio

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