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Psicologia delle organizzazioni

Università degli Studi di Torino Facoltà di Scienze Politiche Sede di Biella. Psicologia delle organizzazioni. BURN-OUT, MOBBING E BENESSERE ORGANIZZATIVO. Burn-Out. BURN-OUT. E.HOPPER: Sunday, 1926. COS’E’ IL BURNOUT. In inglese significa “scoppiato”, “bruciato”, “esaurito”, indica una

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Presentation Transcript


  1. Università degli Studi di Torino Facoltà di Scienze Politiche Sede di Biella Psicologia delle organizzazioni BURN-OUT, MOBBING E BENESSERE ORGANIZZATIVO Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  2. Burn-Out Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  3. BURN-OUT Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni E.HOPPER: Sunday,1926

  4. COS’E’ IL BURNOUT In inglese significa “scoppiato”, “bruciato”, “esaurito”, indica una condizione di disagio psico-fisico complessa, riconosciuta come rischio occupazionale riferibile soprattutto a professioni “orientate” alle persone, che rappresenta lo stato finale di un processo i cui sintomi tendono a cronicizzarsi pur restando tendenzialmente reversibili. Si tratta di una reazione di difesa,quindi, di un’azione riparativa, di tutela, una quasi-soluzione ad un problema, alla tensione emotiva creata dalla gestione di intensi e continui rapporti interpersonali (spesso con esseri umani bisognosi o sofferenti). Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  5. Burn Out definizione ICD 10 (International Classification of Diseases) Z.73.0 “Stato di esaurimento totale” Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  6. COME SI MANIFESTA IL BURNOUT • In particolare, è caratterizzato da tre aspetti: • ESAURIMENTO EMOTIVO. L’individuo si sente prosciugato, esausto, incapace di rilassarsi e di recuperare; • DEPERSONALIZZAZIONE. L’individuo assume un comportamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e degli altri, adottando un atteggiamento di indifferenza nel tentativo di proteggersi; • RIDOTTA REALIZZAZIONE PERSONALE. L’individuo arriva a percepirsi come incapace ed inadeguato al lavoro. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  7. IL BURNOUT E’ UN PROBLEMA PER … • Il LAVORATORE e i suoi familiari, a causa dei vari sintomi a livello cognitivo, emotivo, comportamentale e somatico: • Problemi fisici (mal di testa, disturbi gastrointestinali, ipertensione, tensione muscolare e affaticamento cronico); • Problemi psichici (ansia, depressione e disturbi del sonno); • Problemi comportamentali (abuso di alcol, farmaci e droghe). • L’UTENZA e l’ORGANIZZAZIONE, a causa dell’attivazione di difese antieconomiche e disfunzionali da parte di una forza lavoro che non offre più la dedizione, la creatività e la produttività precedenti: • Scarsa qualità delle prestazioni e delle relazioni; • Aumento del tasso di assenteismo, turnover, dimissioni, ecc. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  8. Il burnout è un problema di adattamento tra persona e lavoro CIO’ CHE SONO CIO’ CHE DEVO FARE Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  9. IL BURNOUT NON E’ COLPA DELLA PERSONA E’ UN PROBLEMA LAVORATIVO Quindi per affrontarlo bisogna considerare sia il soggetto, sia il contesto in cui opera. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  10. LE CAUSE DEL BURNOUT1/5 • Le cause sono da ricercare nell’interazione tra ilSOGGETTO e il CONTESTO DI LAVORO, cioè nell’influenza reciproca tra: • la personalità dell’individuo; • la struttura dell’organizzazione in cui lavora; • il tipo di attività svolta; • l’utenza di cui si occupa. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  11. LE CAUSE DEL BURNOUT 2/5 BURNOUT E PERSONALITA’ Può colpire chiunque, ma sono maggiormente esposti i soggetti ansiosi e remissivi; incerti rispetto ai confini tra persona e lavoro; dipendenti; con scarsa fiducia in se stessi; con tendenza all’idealizzazione; “attivisti sociali”. Esistono relazioni con le caratteristiche demografiche (età, anzianità di servizio, stato civile, istruzione). Comunque, il burnout NON deriva da qualche predisposizione genetica, da una personalità depressa o debole, da un’insufficienza di carattere o da una mancanza di ambizione. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  12. BURNOUT E VARIABILI ORGANIZZATIVE LE CAUSE DEL BURNOUT 3/5 • Sovraccarico di lavoro. Si deve fare troppo, in poco tempo, con risorse scarse; • Mancanza di controllo sulla propria attività. La possibilità di fare scelte e di prendere decisioni è fortemente limitata da politiche rigide e da controlli severi (responsabilità senza autonomia); • Ricompense e conferme insufficienti-incongrue. Manca un equo riconoscimento economico e umano per il lavoro svolto; • Assenza di equità. Ingiustizia nella distribuzione dei carichi di lavoro o nel riconoscimento delle carriere; • Crollo del senso di appartenenza e di comunità. I rapporti sono lacerati dal conflitto e dalle scarse opportunità di contatti sociali; • Conflitto di valori. I requisiti richiesti dal lavoro (produttività, efficienza, profitto, ecc.) non concordano con i principi e gli ideali personali. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  13. BURNOUT E TIPO DI ATTIVITA’ LE CAUSE DEL BURNOUT 4/5 • Operatori delle helping professions; • Ovunque il lavoro comprenda relazioni; • Dove le richieste esplicite/implicite e la dipendenza dell’“altro” sono forti (circolazione intensa di richieste regressive, che evocano nel “curante” sentimenti di livello simmetricamente profondo, quando prevale la dimensione di esclusivo accoglimento del paziente in assenza di un contratto su obiettivi realisticamente conseguibili: desideri di salvezza onnipotente, ostilità, insofferenza, angosce persecutorie, aggressività); • Dove le condizioni del lavoro sono improntate da incertezza, precarietà (sfaldamento del sentimento comunitario). Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  14. BURNOUT E TIPOLOGIA DI UTENZA LE CAUSE DEL BURNOUT 5/5 • Utenza “bisognosa”; • Utenti cronici; • Pazienti terminali, psicotici, soggetti che “peggiorano” a seguito delle cure ricevute (consapevolezza dello stato di disagio, ineluttabilità, ecc.); • Dove cresce la distanza tra risultati e aspettative; • Dove il carico è gravoso dal punto di vista sia quantitativo sia “qualitativo”. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  15. MOBBING Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  16. BIBLIOGRAFIA Depolo M., Mobbing: quando la prevenzione è intervento. Aspetti giuridici e psicosociali del fenomeno, Franco Angeli, Milano. Ranieri D., Il lavoro molesto. Il mobbing: cos’è e come prevenirlo, Ediesse, Roma, 2003. AA. VV., Amministrazioni alla ricerca del benessere organizzativo - Esperienze di analisi del clima organizzativo nelle amministrazioni pubbliche, Edizioni Scientifiche Italiane, 2005. (download gratuito dal sito www.cantieripa.it) Mobbing, record negativo nella P.A. – Pubblicazione consultabile sul sito www.formez.it Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  17. SITOGRAFIA (1/2) http://www.europa.eu.int/(risorse online Unione Europea) http://www.europe.osha.eu.int/http://www.agency.osha.eu.int/publications/annual_reports/(sito European Agency for Safety and Health at Work) http://www.eurofound.ie/(sito della Fondazione di Dublino, la fondazione Europea per il miglioramento delle condizioni lavorative)http://www.cantieripa.it(sito formazione per il cambiamento nelle amministrazioni pubbliche) Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  18. SITOGRAFIA (2/2) http://www.europa.eu.int/comm/employment_social/equ_opp/index_en(sezione del sito Unione Europea dedicata alla Commissione per le Pari opportunità) www.ugl.it(sito Unione Generale del Lavoro – progetto anti mobbing – questionario on line) http://lavoropubblico.formez.it/ http://formez.it (sito Centro Formazione Studi – Dipartimento della Funzione Pubblica) Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  19. IL BENESSERE ORGANIZZATIVO: • I TEMI “CALDI”: • Burn Out • MOBBING • Clima organizzativo • Varie dimensioni del Benessere Organizzativo sia considerate singolarmente (es: gestione del conflitto, valorizzazione RU, ascolto, relazioni interpersonali, comunicazione interna e informazioni, equità, chiarezza obiettivi, ecc.) che complessivamente all’interno si un sistema concettuale (il sistema di CANTIERI P.A.) Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  20. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  21. QUADRO NORMATIVO • Decreto legislativo 19.9.1994, n. 626, “Attuazione delle direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro” • Decreto legislativo 23.6.2003, n. 195, “Modifiche ed integrazioni al D.L. 626” • Circolare INAIL n. 71 del 17.12.2003 “Diturbi psichici da costrittività organizzativa sul lavoro” • Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica sulle “Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni” (2004) Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  22. Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica sulle “Misure finalizzate al miglioramento del benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni” (2004) “…condizioni emotive dell’ambiente in cui si lavora…” “…clima organizzativo che stimoli la creatività e l’apprendimento” “…importante offrire agli operatori la possibilità di lavorare in contesti organizzativi che favoriscono gli scambi, la trasparenza e la visibilità dei risultati del lavoro, in ambienti dove esiste un’adeguata attenzione agli spazi architettonici, ai rapporti tra le persone e allo sviluppo professionale…” “…miglioramento del sistema sociale interno, delle relazioni interpersonali e, in generale, della cultura organizzativa..” Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  23. Definizione del MOBBING Mobbing: comunicazione conflittuale sul posto di lavoro tra colleghi o tra superiori e dipendenti, nella quale la persona attaccata viene posta in una posizione di debolezza e aggredita (direttamente o indirettamente) da una o più persone in modo sistematico, frequentemente e per un lungo tempo, con lo scopo e/o la conseguenza della sua estromissione dal mondo di lavoro. Questo processo viene percepito dalla vittima come una discriminazione (Ege, 1996) POSTO DI LAVORO DURATA (almeno 6 mesi) FREQUENZA (almeno 1 volta a settimana) SCOPO: DANNEGGIARE LA VITTIMA Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  24. Definizione del MOBBING Mobbing o bullying o violenza morale: Ripetute azioni di violenza psicologica aventi come fine o conseguenza un degrado delle condizioni di lavoro capace di determinare danno ai diritti e alla dignità della persona, danneggiarne la salute fisica o mentale o comprometterne il futuro professionale (Legge francese n.2002/73, 17.01.2002) Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  25. MOBBINGVERTICALE L’attore (mobber) è un singolo soggetto: generalmente si tratta di un’azione proveniente dall’alto della scala gerarchica, nella quale il superiore pone in essere una condotta mobbizzante nei confronti di un suo sottoposto; più raramente è dato assistere ad un mobbing dal basso verso l’alto, attuato cioè sotto forma di boicottaggio di un superiore ad opera di un gruppo compatto di subalterni Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  26. MOBBINGORIZZONTALE L’atteggiamento persecutorio proviene da un gruppo di lavoratori coalizzati contro un collega di pari livelli, spesso (ma non necessariamente) all’insaputa dei superiori e/o dello stesso datore di lavoro Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  27. I SETTE PARAMETRI FONDAMENTALI PER L’INDIVIDUAZIONE DEL MOBBING SECONDO EGE • Ambiente lavorativo (il conflitto deve svolgersi sul posto di lavoro) • Frequenza (le azioni ostili devono accadere almeno alcune volte al mese) • Durata (il conflitto deve essere in corso da almeno sei mesi) • Tipo di azioni (rif. questionario mobbing “LIPT EGE”) • Dislivello tra antagonisti (la vittima è in una posizione costante di inferiorità) • Andamento secondo fasi successive (la vicenda ha raggiunto almeno la seconda fase del modello EGE a 6 fasi) • Intento persecutorio Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  28. GLI ELEMENTI CHE CARATTERIZZANO IL MOBBING Secondo i tratti comuni tra le varie definizioni, il mobbing è: • un atto violento • condotto a livello psicologico • intenzionale • ripetuto nel tempo • finalizzato • che produce danni Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  29. Cambiamenti dei sistemi organizzativi che hanno favorito lo sviluppo di violenza psico-sociale e mobbing nei luoghi di lavoro • Globalizzazione: spostamento dell’attività produttiva dall’occidente verso altri paesi • Smaterializzazione dell’economia: dalla produzione di merci alla produzione di servizi • Difficoltà di valutazione delle occupazioni “creative” o introduzione di elementi arbitrari • Incremento della contrattazione a livello individuale o introduzione di elementi psicologici nel rapporto fra dipendente/datore di lavoro • Si sgretolano i margini netti che delimitavano l’ambito della vita pubblico-lavorativa dalla vita privata Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  30. ATTACCHI CONTRO LA PERSONA • APPREZZAMENTI PESANTI, DIVULGATI CON DISTORSIONI O INVENZIONI SULLA PERSONA E/O I FAMILIARI • SCHERZI DI CATTIVO GUSTO, MINACCIOSI • AGGRESSIVITÀ VERBALE IN PUBBLICO, TALVOLTA FISICA • RICHIESTE NON REALISTICHE PER SVALUTARE LA PROFESSIONALITÀ DELLA VITTIMA • ATTRIBUZIONE DI COMPITI RISCHIOSI PER LA SALUTE E/O UMILIANTI PER SOGGETTI INVALIDI • DIFFUSIONE DI UN’IMMAGINE DELLA VITTIMA COME PERSONA COLPEVOLE Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  31. ATTACCHI CONTROLA FUNZIONE • CONTINUE INTERFERENZE NEI COMPITI SPECIFICI DELLA VITTIMA • FREQUENTI E IMPROVVISI SPOSTAMENTI DI SCADENZE E/O DI NORME E REGOLAMENTI • CONSEGNE VOLUTAMENTE CONFUSE, CONTRADDITTORIE E/O LACUNOSE • SOTTRAZIONE O NON CONSEGNA DI INFORMAZIONI O SOTTRAZIONE E/O FALSIFICAZIONE DI DOCUMENTI • FALSE ATTRIBUZIONI DI ERRORI E RESPONSABILITÀ Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  32. ATTACCHI CONTRO IL RUOLO • RIDIMENSIONAMENTO DEI COMPITI O SUA ATTRIBUZIONE A NUOVO RESPONSABILE MENO QUALIFICATO • ATTRIBUZIONI DI COMPITI PRIVI DI SIGNIFICATO O IRREALISTICI, NON COLLEGATI AL RUOLO DELLA VITTIMA • TRASFERIMENTI INGIUSTIFICATI IN SEDI DISLOCATE, CHE RICHIEDONO LUNGHE ORE DI GUIDA SENZA COMPENSI ECONOMICI • ISOLAMENTO FISICO E/O EMARGINAZIONE SOCIALE Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  33. ALTRI ATTACCHI (CONTROLO STATUS) • ABOLIZIONE PROGRESSIVA DEGLI INCARICHI • FENOMENO DELLA SCRIVANIA VUOTA • ISOLAMENTO DAI FLUSSI DI COMUNICAZIONE • ASSENZA DI SPIEGAZIONI E/O ISTRUZIONI • VAGHE PROMESSE DI SOLUZIONE • INVITI ALLE DIMISSIONI Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  34. INTERVENIRE: LA PREVENZIONE DEL MOBBING VA CONDOTTA PROMUOVENDO IL BENESSERE ORGANIZZATIVO N.B. I testi delle slide NN 37-40 e 42-57 sul benessere organizzativo sono stati tratti dalle slide elaborate da: CANTIERI P.A. – Benessere Organizzativo Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  35. Le nostre organizzazioni stanno male o bene? Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  36. Quali comportamenti osserviamo ? Quali comportamenti virtuosi ci colpiscono? Quali sintomi di sofferenza, quali disturbi psicosomatici osserviamo? Quali gli indicatori ? Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  37. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO INDICATORI DI MALESSERE a) Comportamentali Aderenza formale alle regole e disaffezione lavorativa Sentimento di inutilità Assenteismo Desiderio di cambiare lavoro Disinteresse per il lavoro Aggressività inabituale e irritabilità Sentimento di irrilevanza Lentezza nella performance Confusione organizzativa Insofferenza nell’andare al lavoro Venir meno della propositività Alto livello di pettegolezzo Risentimento verso l’organizzazione Sentimento di non riconoscimento Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  38. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO INDICATORI DI MALESSERE b) Psicosomatici Dolori muscolari e articolari Mal di testa e difficoltà di concentrazione Senso eccessivo di affaticamento Asma, difficoltà respiratorie Mal di stomaco, gastrite Difficoltà ad addormentarsi, insonnia Nervosismo, irrequietezza, ansia Senso di depressione Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  39. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO INDICATORI DI BENESSERE Valori condivisi organizzativi Soddisfazione per le relazioni Voglia di impegnarsi Elevato coinvolgimento Fiducia di miglioramento Soddisfazione per l’organizzazione Voglia di andare al lavoro Immagine del management Rapporto tra vita lavorativa e privata Sensazione di far parte di un team Percezione di successo dell’organizzazione Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  40. IL BENESSERE ORGANIZZATIVO I fattori dell’organizzazione 2. Chiarezza obiettivi 1. Comfort Ambientale 3. Valorizzazione 14. Apertura all’innovazione 4.Ascolto 13. Utilità sociale 5. Informazioni FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 12. Caratteristiche dei compiti 6. Conflittualità 7. Sicurezza 11. Equità 8. Relazioni interpersonali 10. Fattori di stress 9. Operatività Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  41. IL BENESSERE ORGANIZZATIVO I 9 fattori relativi al benessere organizzativopiù significativi in tema diPREVENZIONE MOBBING Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  42. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 2 - CHIAREZZA DEGLI OBIETTIVI La direzione formula in modo chiaro gli obiettivi da perseguire e li comunica ai dipendenti con modalità non ambigue. Inoltre, la direzione non contraddice nei fatti e nella operatività quotidiana quanto deciso, regolamentato e condiviso. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  43. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 3 – VALORIZZAZIONE Vengono riconosciute le caratteristiche individuali e le diversità degli apporti: ponendo al singolo richieste congrue rispetto a quello che lui è e fa; facilitando l’espressione del saper fare in tutte le sue potenzialità; riconoscendo reciprocità negli scambi; promuovendo lo sviluppo del saper fare. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  44. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 4 – ASCOLTO L’organizzazione considera le proposte dei dipendenti come elementi che contribuiscono al miglioramento del sistema e che vengono tenuti in considerazione nei principali processi decisionali. Sono presenti meccanismi di coinvolgimento, partecipazione e negoziazione, in cui è riconosciuta “l’esistenza” parti che interagiscono in base a regole di reciprocità. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  45. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 5 – INFORMAZIONI Tutto ciò che si fa e che succede costituisce informazione da rendere disponibile e nota agli altri, quando rientra nella sfera lavorativa di competenza. A tutti è consentito l’accesso alle informazioni e vi sono strumenti e regole chiare per la loro diffusione. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  46. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 6 – GESTIONE DEI CONFLITTI Si fa riferimento alla capacità di esplicitare e gestire situazioni conflittuali sia manifeste che latenti. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  47. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 8 – RELAZIONI INTERPERSONALI L’ambiente relazionale è franco, comunicativo, collaborativo, in riferimento alla qualità della comunicazione e allo stile di lavoro, sia a livello orizzontale che verticale. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  48. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 10 – STRESS Si pone attenzione al livello percepito di fatica psico-fisica e di stress, adottando le opportune contromisure nel caso si manifestino criticità. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  49. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 11 – GIUSTIZIA ORGANIZZATIVA Viene assicurata l’equità di trattamento a livello retributivo, di assegnazione di responsabilità, di promozione del personale, definendo chiaramente, esplicitando e rendendo pubblici, i criteri e i percorsi di attribuzione. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

  50. LE DIMENSIONI DEL BENESSERE ORGANIZZATIVO FATTORI DELL’ORGANIZZAZIONE 12 – CARATTERISTICHE DEI COMPITI Il contenuto e il carico di lavoro sono adeguati a garantire livelli accettabili di fatica, stress, ma anche di gratificazione e realizzazione professionale. Prof. V. ALASTRA Psicologia delle Organizzazioni

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