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IL FU MATTIA PASCAL

IL FU MATTIA PASCAL. Di Luigi Pirandello. NOTIZIE SULL’AUTORE, INQUADRAZIONE DEL ROMANZO NELLA SUA PRODUZIONE E NELLA SUA EPOCA.

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IL FU MATTIA PASCAL

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Presentation Transcript


  1. IL FU MATTIA PASCAL Di Luigi Pirandello

  2. NOTIZIE SULL’AUTORE, INQUADRAZIONE DEL ROMANZO NELLA SUA PRODUZIONE E NELLA SUA EPOCA Luigi Pirandello nasce nel 1867 a Girgenti, oggi Agrigento, nella casa di campagna di famiglia. Ottiene il premio nobel per la letteratura nel 1934, maturò il suo primo successo con il romanzo «IL FU MATTIA PASCAL» (1904). Fondamentale è sia la sua produzione letterale sia quella di noveliere. Nel 1925 lavorò per la compagnia del teatro d’arte e nel 1929 fu nominato Accademico d’Italia. Tutte le sue opere sono nella collezione Oscar. Muore a Roma nel 1936.

  3. PERSONAGGI PRINCIPALI • Mattia Pascal (narratore e protagonista) / Adriano Meis (seconda identità di Mattia): personaggio principale del romanzo con carattere impulsivo, allegro e spensierato. Viene descritto dal punto di vista fisico come un uomo non particolarmente bello, ma in qualche modo affascinante, con una barba rossa e un occhio strabico.Prima è ricco e poi diventa povero.Mattia appare come un uomo impulsivo, vivace, ma confusionario, a differenza di quando diventa Adriano Meis, uomo molto sensibil.e • Roberto (Berto): fratello di Mattia • La madre di Mattia • Zia Scolastica: sorella del padre di Mattia • Don Eligio Pellegrinotto: responsabile della biblioteca Boccamazzo. È lui che suggerisce a Mattia di scrivere il racconto che ha vissuto. • Il Malagna: amico del padre di Mattia, che avendo ricevuto tanti benefici dal padre di Mattia; si sentì d’obbligo di aiutare la famiglia gestendo il patrimonio; egli speculò su di esso e fece andare in rovina la famiglia • Olivia: bella ragazza che Mattia non sposerà mai, perché è fidanzata con il Malagna; ma da cui Mattia ebbe un figlio • Romilda Pescatore: bella ragazza che Mattia cercava di far sposare al suo amico Pomino, ma era troppo timido e quindi viene sposata da Mattia • Pomino: amico di Mattia • Vedova Pescatore: madre di Romilda; non sopporta il matrimonio tra sua figlia e Mattia e tutte le volte che vede suo genero litigano • Paleari: anziano borghese, padrone di casa di Adriano Meis a Roma • Pinzone: precettore di Mattia e Roberto • Papiano: genero Paleari • Margherita: vecchia serva di casa Pascal • Adriana Paleari: figlia di Paleari. È una ragazza pura, gentile, educatissima, tenera e discreta ma allo stesso tempo è responsabile di sé stessa e di tutta la famiglia. È molto amata da Mattia proprio per queste sue doti particolari che la rendono unica, lei ricambia l' amore ma la "non identità" del protagonista impedirà il matrimonio e quindi qualsiasi altra evoluzione del rapporto. • Max: lo spirito • Minerva: la cagnolina di Pepita • Bernaldez: pittore spagnolo • Pepita: figlia del pittore • Silvia Caporale: zitella che abita in casa Paleari

  4. TRAMA Mattia Pascal vive a Miragno, un immaginario paese ligure, dove il padre, arricchitosi con il gioco d’azzardo e con i traffici marittimi, ha lasciato in eredità alla moglie e ai due figli. L’amministratore del patrimonio è Batta Malagna che lo sperpererà facendo perdere la ricchezza alla famiglia. Romilda, nipote del Malagna, viene messa incinta da Mattia, dopo che non è riuscito a farla sposare con il suo amico Pomino, è costretto a diventare suo marito e a convivere con la suocera che lo odia. Tramite l’amico Pomino, Mattia ottiene un lavoro come bibiotecario, ma dopo un po’ di tempo, infelice per il lavoro ed il matrimonio, decide di fuggire tentando l’avventura in Francia. Arriva a Montecarlo, gioca alla roulette e si arricchisce, quindi decide di tornare a casa per riscattare la sua proprietà e vendicarsi contro la suocera. Mentre è in treno legge un giornale su cui c’è scritto che a Miragno è stato ritrovato nella roggia di un mulino il cadavere di Mattia Pascal. Sconvolto, pensa che può crearsi un’altra vita poiché tutti ormai lo pensano morto. Inizia a viaggiare in Italia e poi all’estero chiamandosi Andriano Meis e poi si stabilisce a Roma in una camera sul Tevere. Si innamora di Adriana, figlia del padrone, la quale ricambia, e sogna di sposarla e di vivere un’altra vita, ma si rende conto che la sua esistenza non è reale. Non essendo registrato all’anagrafe è come se non esistesse, quindi non può sposarla , non può nemmeno denunciare il furto subito da Terenzio Papiano e non può fare tutte quelle cose che necessitano di un’identità. Finge così il suicidio e, lasciato il suo bastone e il suo cappello vicino al ponte del Tevere, ritorna a Miragno come Mattia Pascal. Sono trascorsi due anni, viene a sapere che la moglie si è risposata con Pomino e ha avuto una bambina. Si ritira a trascorrere le giornate nell’impolverata biblioteca dove lavorava in precedenza a scrivere la sua storia e ogni tanto si reca al cimitero portare sulla tomba dei fiori.

  5. AMBIENTAZIONE Luoghi e tempi non sono molto bene specificati, in quanto la storia è un enorme flashback. I luoghi principali sono a Roma, Miragno e Montecarlo.

  6. MODO DI SCRIVERE E DI RACCONTARE DELL’AUTORE Il romanzo è un’autobiografia narrata in prima persona secondo il punto di vista di Mattia Pascal. La focalizzazione è, quindi, interna e il narratore è onniscente. Il narratore prepara il lettore a ciò che lo aspetta stimolando la curiosità e invogliandolo a proseguire la lettura. Il personaggio non vive direttamente le sue avventure ma racconta il suo passato come se fosse un diario-biografia attraverso un flash-back; quindi la fabula non coincide con l’intreccio. È un romanzo a struttura circolare, poiché inizia dalla conclusione rivendicando la condizione particolare di Mattia Pascal, ritenuto morto, che assume una nuova identità, uccide anche quest’ultima, e quindi ritorna se stesso ma al di fuori della sua normale vita precedente. Lo scrittore, infatti, ricordafattiavvenuti in precedenza e va a ritrosonel tempo, peròalla fine del raccontotorna al presente. Nello scrivere il romanzo l’autore utilizza un linguaggio comune e semplice, fondato sul parlato ed improntato alla quotidianità, arricchito da termini ed espressioni tipiche del parlato oppure termini bizzarri o con uso di diminutivi, accrescitivi,…

  7. INTENZIONE COMUNICATIVA DEL ROMANZO l'intenzione comunicativa è che Mattia Pascal non si riesce ad accontentare della sua vita che lo rende infelice ed è timoroso di non essere all'altezza di far niente e allora cerca di sfuggire da quella vita inventandosene un'altra e trasformandosi quindi in Adriano Meis. Non riesce in questa impresa perchè non può far nulla di ciò che richiede un'identità in quanto la sua esistenza non è reale, tant'è che ritorna ad essere Mattia Pascal. Ciò significa che la realtà non si può cambiare. Il modo di interpretare è personale, perché secondo lui non è come una ruota che gira e che insegue una persona a cui vuole portare giovamento, ma pensa che siamo noi uomini ad inseguirla e a cercarla; essa non è molto introvabile e rara, basta cercarla e conservarla. L’amicizia è importante ai fini di una vita in una società, perché senza un amico si vive soli e sperduti e non si ha nessuno che ci possa aiutare in caso di necessità. Con un amico bisogna essere sinceri e si devono confidare i propri pensieri e le proprie sensazioni. Mattia Pascal aveva qualche amico, ad esempio Pomino, mentre Adriano Meis non poteva avere amici in quanto viveva in menzogna.

  8. BRANO Avevo il giornale ancora in mano e lo voltai per cercare in seconda pagina qualche dono migliore di quelli del Lama. Gli occhi mi andarono su unSuicidiocosì, in grassetto.Pensai subito che potesse esser quello di Montecarlo, e m’affrettai a leggere. Ma mi arrestai, sorpreso, al primo rigo, stampato di [p. 90]minutissimo carattere: Ci telegrafano da Miragno.― Miragno? Chi si sarà suicidato nel mio paese?Lessi:« Ieri, sabato 28, è stato rinvenuto nella gora d’un mulino un cadavere in istato d’avanzata putrefazione....A un tratto, la vista mi s’annebbiò, sembrandomi di scorgere nel rigo seguente il nome del mio podere; e, siccome stentavo a leggere, con un occhio solo, quella stampa minuscola, m’alzai in piedi, per essere più vicino al lume.« ....putrefazione. Il molino è sito in un podere detto della Stia, a circa due chilometri dalla nostra città. Accorsa sopra luogo l’autorità giudiziaria con altra gente, il cadavere fu estratto dalla gora per le constatazioni di legge e piantonato. Più tardi esso fu riconosciuto per quello del nostro....Il cuore mi balzò in gola e guardai, spiritato, i miei compagni di viaggio che dormivano tutti.

  9. « Accorsa sopra luogo.... estratto dalla gora.... e piantonato.... fu riconosciuto per quello del nostro bibliotecario....― Io?« Accorsa sopra luogo.... più tardi.... per quello del nostro bibliotecario Mattia Pascal, scomparso da parecchi giorni. Causa del suicidio: dissesti finanziarii. »― Io?... Scomparso.... riconosciuto.... Mattia Pascal....Rilessi con piglio feroce e col cuore in tumulto non so più quante volte quelle poche righe. Nel primo impeto, tutte le mie energie vitali insorsero violentemente per protestare: [p. 91]come se quella notizia, così irritante nella sua impassibile laconicità, potesse anche per me esser vera. Ma, se non per me, era pur vera per gli altri; e la certezza che questi altri avevano fin da jeri della mia morte era su me come una odiosa sopraffazione, permanente, schiacciante, intollerabile. Guardai di nuovo i miei compagni di viaggio e, quasi anch’essi, lì, sotto gli occhi miei, riposassero in quella certezza, ebbi la tentazione di scuoterli da quei loro scomodi e penosi atteggiamenti, scuoterli, svegliarli, per gridar loro che non era vero.― Possibile?E rilessi ancora una volta la notizia sbalorditoja.Non potevo più stare alle mosse. Avrei voluto che il treno s’arrestasse, avrei voluto che corresse a precipizio: quel suo andar monotono, da automa duro, sordo e greve, mi faceva crescere di punto in punto l’orgasmo. Aprivo e chiudevo le mani continuamente, affondandomi le unghie nelle palme; spiegazzavo il giornale; lo rimettevo in sesto per rilegger la notizia che già sapevo a memoria, parola per parola.― Riconosciuto! Ma possibile che m’abbiano riconosciuto?.... In istato d’avanzata putrefazione.... puàh!Mi vidi per un momento, lì nell’acqua verdastra della gora, fradicio, gonfio, orribile, galleggiante.... Nel raccapriccio istintivo, incrociai le braccia sul petto e con le mani mi palpai, mi strinsi:

  10. ― Io, no; io, no.... Chi sarà stato?.... mi somigliava, certo.... Avrà forse avuto la barba anche lui, come la mia.... la mia stessa [p. 92]corporatura.... E m’han riconosciuto!... Scomparso da parecchi giorni.... Eh già! Ma io vorrei sapere, vorrei sapere chi si è affrettato così a riconoscermi. Possibile che quel disgraziato là fosse tanto simile a me? vestito come me? tal quale? Ma sarà stata lei, forse, lei, Marianna Dondi, la vedova Pescatore: oh! m’ha pescato subito, m’ha riconosciuto subito! Non le sarà parso vero, figuriamoci! « È lui! è lui! mio genero! ah, povero Mattia! ah, povero figliuolo mio! » E si sarà messa a piangere fors’anche; si sarà pure inginocchiata accanto al cadavere di quel poveretto, che non ha potuto tirarle un calcio e gridarle: « Ma lèvati di qua: non ti conosco ». Fremevo. Finalmente il treno s’arrestò a un’altra stazione. Aprii lo sportello e mi precipitai giù, con l’idea confusa di fare qualche cosa, subito: un telegramma d’urgenza per smentire quella notizia.Il salto che spiccai dal vagone mi salvò: come se mi avesse scosso dal cervello quella stupida fissazione, intravidi in un baleno.... ma sì! la mia liberazione, la libertà, una vita nuova!Avevo con me ottantaduemila lire, e non avrei più dovuto darle a nessuno! Ero morto, ero morto: non avevo più debiti, non avevo più moglie, non avevo più suocera: nessuno! libero! libero! libero! Che cercavo di più?Pensando così, dovevo esser rimasto in un atteggiamento stranissimo, là, su la banchina di quella stazione. Avevo lasciato aperto lo sportello del vagone. Mi vidi attorno parecchia gente, che mi gridava non so che cosa; uno, infine, mi scosse e mi spinse, gridandomi più forte: [p. 93]― Il treno riparte!― Ma lo lasci, lo lasci ripartire, caro signore! ― gli gridai io, a mia volta. ― Cambio treno!Mi aveva ora assalito un dubbio: il dubbio se quella notizia fosse già stata smentita; se già si fosse riconosciuto l’errore, a Miragno; se fossero saltati fuori i parenti del vero morto a correggere la falsa identificazione.Prima di rallegrarmi così, dovevo bene accertarmi, aver notizie precise e particolareggiate.

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