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Economia – Idee e fatti

Economia – Idee e fatti. 31 marzo 2014. -. Ogni prospettiva (di storia economica, religiosa, istituzionale, politica, culturale….) è contemporaneamente centro e periferia Contro l’egemonia del politico Contro il determinismo economicistico del marxismo ‘volgare’ e schematico…. -.

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Economia – Idee e fatti

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Presentation Transcript


  1. Economia – Idee e fatti 31 marzo 2014

  2. - • Ogni prospettiva (di storia economica, religiosa, istituzionale, politica, culturale….) è contemporaneamente centro e periferia • Contro l’egemonia del politico • Contro il determinismo economicistico del marxismo ‘volgare’ e schematico…

  3. - • Marx era storico ed economista nello stesso tempo • Dopo Marx la teoria economica si è sempre più allontanata dagli interessi storici, con eccezioni (Schumpeter) e negli economisti ha prevalso la tendenza a indagare le leggi e i rapporti ritenuti costanti, le ‘regolarità’ • Separazione fra Economia e Storia economica • Gli storici dell’economia hanno sempre più concepito la loro disciplina come una figlia della storia tout court e come un’indagine del particolare, dello specifico, del non generalizzabile • Ma se gli economisti hanno trascurato i materiali storici, gli storici dell’economia si sono avvalsi spesso della teoria • Storia dei prezzi (anni Trenta) • Storia quantitativa e seriale (a partire dagli anni Cinquanta)

  4. - • Idea della lentezza della evoluzione delle economie preindustriali, della inapplicabilità all’età romana (così come a quella medievale e moderna) dei concetti di ‘ciclo’, di ‘sviluppo’, di ‘recessione’ • Nell’economia romana lo stesso concetto di sviluppo, per noi così familiare, può essere usato solo in un senso molto particolare

  5. La lunga staticità delle economie preindustriali • per capire, l’esempio dell’evoluzione demografica dell’Europa in età moderna • (I secolo dopo Cristo, l’impero ha 50-60.000.000 di abitanti su circa 4 milioni di kmq, dalla Britannia al mar Nero - molti più dell’Europa del 1000, ma di meno dell’Europa del 1500 – con distribuzione molto irregolare. Italia 6-8.000.000 di abitanti). • 1348: popolazione europea è 80 milioni • 1700: 115 • 1900: 285 • Addetti all’agricoltura • 80% nel 1300 • 1700: oltre 70% • 1900: 50%

  6. .la lunga staticità delle economie preindustriali • Città con almeno 100.000 abitanti (P. Bairoch, Storia della città, ed Jaca Book, Milano 1993) • 6 nel 1300 • (II sec. d.C. nell’impero romano erano 7: Roma, Cartagine, Antiochia, Alessandria, Efeso, Pergamo, Apamea) • 12 nel 1700 (Londra, Parigi, Milano, Venezia, Napoli, Palermo, Roma, Madrid, Lisbona, Amsterdam, Vienna, Istanbul) •  125 nel 1900 • consumo di ferro per abitante • 0,5 kg pro capite nel 1300 • 1,1 – 2 kg nel 1700 • 80 kg nel 1900

  7. - • Questi dislivelli non esistono nelle economie antiche • L’idea di sviluppo porta con sé il concetto di progressione e balzo (discontinuità che spezza l’uniforme svolgimento)

  8. Le idee sull’economia, nell’antichità • Egemonia culturale del mondo agrario • Non esiste una elaborazione culturale di valori mercantili • (Petronio, Trimalcione) • Il mondo mercantile e commerciale romano non è in grado di elaborare valori autonomi dal mondo rurale. Il modello di ricchezza è rappresentato sempre dalla rendita agraria, e sociologicamente e intellettualmente predomina sempre il modello aristocratico •  L’attività commerciale su larga scala identifica sempre un ruolo sociale di transizione: il mercante punta SEMPRE alla accumulazione agraria. La storia dei commerci romani non è mai storia di grandi dinastie mercantili

  9. . • Né le campagne né le architetture sono il campo di applicazione della tecnologia • c’è un «abbandono cognitivo del mondo della produzione a saperi minori, al particolarismo delle tradizioni» • ‘dematerializzazione’ della natura sensibile, orientamento alla ricerca delle cause prime, già avviata nella fisica ionica • riconoscimento del carattere superiore della immaterialità del pensiero e degli aspetti emotivi, etici e politici della realtà sulla materialità del mondo fisico • (l’anima e il corpo, Platone)

  10. - • Ma la presenza e l’abbondanza degli schiavi copre e occulta gli effetti del deficit tecnologico e meccanico fornendo energia a basso costo • concezione del lavoro • predomina a lungo la concezione antica • il termine stesso labor indica fino al XVII secolo uno sforzo intenso e penoso

  11. . • I termini che vengono usati in accezione affine nel medioevo sono opera, ars, fatica, che indicano abilità; ministerium, che indica il compimento di un servizio • fatica (stessa etimologia di fatisci, ‘fendersi’) • oratores-bellatores-laboratores

  12. . • La fuga dal lavoro dei ceti intellettuali implica anche il ritrarsi da tutto quello che concerne le condizioni tecnologiche e sociali nelle quali i processi di produzione si svolgono • - In età greca e romana la tecnologia esiste, ma si concretizza in pratiche e non in teorizzazioni. Le esperienze (per la messa a punto degli strumenti, per l’addestramento degli uomini liberi o schiavi, per la trasmissione delle tecniche produttive, ecc.) restano a livello di tradizioni orali, in saperi di conoscitori empirici.

  13. . • Pochissimi testi ‘pratici’ (Archimede – perduti -, Vitruvio, la Meccanica di Erone, i trattati militari di Vegezio e di altri) • società a-tecnologiche (lo sviluppo anche Occidentale è recente inquesto campo) • [rivoluzione culturale in atto nel Cinquecento, fra Bacone e Galileo]

  14. Concezioni sulle attività lavorative nell’alto e nel pieno medioevo • Alto medioevo • riduzione della nozione di lavoro a lavoro manuale, e a lavoro rurale • Fra il VI e l’VIII secolo laboraresi specializza nel senso del lavoro agricolo, sia come verbo transitivo sua in forma assoluta • Silenzio delle fonti agiografiche sul lavoro manuale • Elogio della vita contemplativa (Marta e Maria) • È valorizzato solo il lavoro del monaco (inteso in senso penitenziale) • Artigiani sacri o prestigiosi (orafi, monetieri)

  15. . • I germani lasciano disgregare il circuito tassazione - coniazione, estraneo alla loro cultura (ideologia della libertà da ogni onere del guerriero franco, disponibilità larga a favorire le chiese: ideale dello spreco e dl dono, cultura del dono e della preda)

  16. . • XII secolo: riabilitazione del lavoro manuale come opera di Dio (Cisterciensi; al contrario dei Cluniacensi che l’avevano sacrificato alla liturgia e al lavoro intellettuale)

  17. . • La società contemporanea è l'unica in cui la moneta come strumento di scambio e le leggi della domanda e dell'offerta che si confrontano in un mercato astratto sono davvero egemoni • Nelle altre società l'economia è indistinguibile dalle istituzioni • Nelle società premoderne non c'è nessuno spazio per le leggi della teoria economica contemporanea (della • domanda, dell' offerta, dei costi e del profitto), ma solo meccanismi dello scambio funzionali all’integrazione sociale

  18. . • Impotenza della teologia e spiritualità monastica di fronte al nuovo mondo; Incapacità culturale da parte di persone avvezze ad un mondo austero, stabile, di cogliere il nuovo. • Ruperto di Deutz presenta lo sviluppo urbano come una delle conseguenze delpeccato; lecittà sono il ricettacolo di infami trafficanti e di vagabondi

  19. . • XII secolo: • Tempo nuovo, misurabile, prevedibile, che si contrappone al tempo eternamente ricominciato e perpetuamente imprevedibile dell’ambiente naturale • Dal tempo delle campane al tempo degli orologi • Tempo urbano contro tempo rurale • Le Goff, Tempo della chiesa e tempo del mercante

  20. , • L’orologio comunale come strumento di dominazione economica, sociale e politica del ceto mercantile e imprenditoriale che governa la città • «Campane dicuntur a rusticis qui habitant in campo, quia nesciunt iudicare horas nisi per campanas» (Giovanni di Garlandia, inizi 200)

  21. . • La rimaterializzazione dell’immagine filosofica della natura deve attendere il Rinascimento e la rivoluzione scientifica fino al meccanicismo e al sensismo moderni, da Hobbes a Locke • Dalla filosofia antica è assente l’esperimento e l’osservazione diretta e quantitativa della natura • Non è la presenza degli schiavi a ostacolare lo sviluppo del macchinismo antico; la sconnessione fra produzione e macchine risale a una condizione più lontana

  22. . • L’antropologia economica (Polanyi)La sussistenza dell’uomo, Torino 1989 • ungherese, 1886-1964 • dimostra che le categorie della scienza economica elaborate da Adamo Smith non sono applicabili, per gran parte, a formazioni economiche appartenenti a contesti diversi da quelli delle società occidentali • critica il capitalismo e l’economia di mercato (l’idea del mercato che si autoregola, la «mano invisibile», con il postulato implicito che il processo di produzione e scambio debba al fine condure a un’equa distribuzione delle ricchezze)

  23. - • Contrappone a questo principio le forme di distribuzione di beni basate sulla reciprocità e di redistribuzione constatabili nelle società semplici. • Analizzare altre società (siano esse quelle primitive o quelle dell’antichità) utilizzando la stessa terminologia e le stesse categorie adoperate nello studio dell’economia di mercato è deleterio e fuorviante • Nella società occidentale si tende a separare la sfera economica dalle altre relazioni sociali

  24. . • le economie tradizionali presentano invece una forte interdipendenza delle diverse sfere della vita sociale • Politica, diritto, organizzazione sociale, economia, religione formano un tessuto interfunzionale organico nel quale non è possibile isolare aree distinte • le istituzioni economiche delle società tradizionali appaiono inserite in una pluralità di dimensioni (parentali, cerimoniali, magico-rituali, di prestigio,…) che in prospettiva occidentale non sembrano avere alcuna attinenza evidente con l’economia ma che nel contesto di tali società esercitano indirettamente o direttament un’influenza determinante sull’azione sociale e quindi sulla stessa sfera economica

  25. . • Propone di individuare tre modelli principali di società, sulla base delle motivazioni che stanno alla base delle relazioni tra le persone • reciprocità (in cui dominano relazioni sociali quali amicizia, parentela, ecc) • redistribuzione (in cui sono decisivi i rapporti di tipo politico e religioso) • scambio (in cui nessuna relazione sociale è più importante del mercato)

  26. . • M. Mauss, Saggio sul dono. Forme e motivo dello scambio nelle società primitive, 1923 (ed. it. Einaudi, Torino 1965) • ipotizza l’esistenza di una forma primitiva di scambio, da lui definita economia del dono, facente parte integrante di un vasto sistema di transazioni sociali basate sul principio di reciprocità. L’atto di scambio assume valore di «prestazione sociale totale» e non può essre considerato isolatamente dalle altre dimensioni dell’interazione sociali

  27. Mestieri leciti e mestieri illeciti nell’Occidente medievale • mestieri proibiti “negotia illicita” • occupazioni disoneste o vili “vilia officia” I tabù delle società primitive: il sangue (macellai, carnefici, chirurghi) la sporcizia (tintori, cuochi, lavandai) il denaro (mercanti, salariati, prostitute) tabù aggiunti dal cristianesimo lussuria (locandieri, giullari, tavernieri) avarizia (uomini di legge)

  28. le ragioni religiose della condanna del commercio • condanna di ogni forma di prestito ad interesse, che infrange il precetto evangelico “prestate senza nulla sperare” (mutuum date nihil desperantes) Lc 6,35 • Il lavoro lecito è quello creativo, ad immagine di Dio (agricoltore o artigiano) il mercante non crea nulla [il tema della sterilità del denaro]

  29. Due modelli di imprenditorialità monastica • Cluny: tesaurizzazione dei beni di lusso, edifici sfarzosi • Citeaux: povertà personale dei monaci, scelte economiche di tipo produttivo • “Se possiedi molto grano, non trovare piacere nell’ammassarlo nelle ceste. Chi ama ammassare vuol diventare assassino dei poveri… • Vendi il grano quando vale abbastanza, e non quando non può essere comperato dai poveri. Vendi ai vicini a un prezzo minore, anche se ti siano nemici; il nemico infatti non lo si vince sempre con la spada, mentre spesso lo si sconfigge essendogli utili” [Ps. Bernardo, Raymundo domino castri Ambruosii, PL 182, ep. 146]

  30. La rivoluzione tra XI e XIII secolo Tra XI e XIII secolo nell’Occidente cristiano avviene una rivoluzione economica e sociale, di cui lo sviluppo urbano è il sintomo più lampante, e la divisione del lavoro l’aspetto più importante. Nuovi mestieri nascono o si sviluppano, nuove categorie professionali appaiono o prendono corpo, gruppi socio-professionali nuovi, forti del loro numero, del loro ruolo, reclamano e conquistano una stima, ossia un prestigio adeguati alla loro forza. Essi vogliono essere considerati e ci riescono. Il tempo del disprezzo è finito. (Le Goff, Tempo della chiesa, tempo del mercante)

  31. Dalla “superbia” alla “aviditas” Se un creditore non ha prestato denaro con l’intenzione di ricevere in restituzione qualcosa oltre il capitale prestato, potrà ricevere legittimamente qualunque cosa il debitore voglia elargirgli come ringraziamento. Ma se invece la sua intenzione, anche implicita, era quella di ottenere in restituzione qualcosa di più del capitale, allora lo chiamiamo usuraio se riceve questo qualcosa in più, e soprattutto se lo esige, perché è da questa passione per il guadagno a dare il nome al suo mestiere. Simone di Bisignano, Summa, attorno al 1178

  32. Il commerciante è usuraio? Ci si può chiedere se i mercanti che comprano a poco con l’intenzione di vendere a molto debbano essere chiamati usurai, e si deve concludere per il no, dal momento che il loro mestiere è di rendere migliori le cose commerciate o comunque di occuparsene dandosi da fare con impegno e fatica, sì che è loro consentito di commerciare. Simone di Bisignano, Summa, attorno al 1178

  33. Il tempo di Dio • “Se io ti presto 100 non posso chiederti tra un mese 110, perché, così facendo ti avrei venduto il tempo trascorso. Ora, siccome il tempo non è né mio né tuo, ma di Dio, nessuno può venderlo”. • In questo senso il dibattito sull’usura si colloca in quel più generale passaggio dal “tempo della chiesa” al “tempo del mercante” Cfr. J. Le Goff, Tempo della Chiesa e tempo del mercante,

  34. . • XII sec.: sistemazione concettuale • Ugo da S. Vittore: «la filosofia si suddivide in logica, etica, teorica e meccanica. La meccanica, recente per luogo e dignità, con fatica ottenne di far parte del consesso della filosofia, ma una più equilibrata considerazione la ha ammessa. Pertanto essa si è articolata in sette distinti interessi, compensando i rischi della ignobiltà con il numero delle parti. Infatti contiene il lanificio, la fabbricazione delle armi, la navigazione, l’agricoltura, la caccia, la medicina, l’arte teatrale»

  35. . • Riflessione teologica sul lavoro dell’uomo, visto ora come castigo conseguente al peccato originale, ora come forma di disciplina e penitenza del corpo ma anche come attività propria dell’uomo che continua e perfeziona l’opera creatrice di Dio • XII sec.: nuova sistemazione concettuale

  36. Ugo da S. Vittore: «la filosofia si suddivide in logica, etica, teorica e meccanica. La meccanica, recente per luogo e dignità, con fatica ottenne di far parte del consesso della filosofia, ma una più equilibrata considerazione la ha ammessa. Pertanto essa si è articolata in sette distinti interessi, compensando i rischi della ignobiltà con il numero delle parti. Infatti contiene il lanificio, la fabbricazione delle armi, la navigazione, l’agricoltura, la caccia, la medicina, l’arte teatrale»

  37. Concetto del giusto prezzo • non un valore fisso, immutabile e connaturato al bene • il prezzo va stabilito tenendo conto degli elementi oggettivi e soggettivi che concorrono a far determinare il valore di un bene nel momento nel quale passa di mano. Bisogna percià tener conto delle spese sostenute (materie prima, retribuzione del lavoro compiuto)

  38. Corporazioni • Condizionamento ideologico della storiografia in Italia • (attualità del problema, a inizi 900, in riferimento ai conflitti sociali in atto • Il pensiero cattolico che si oppone al liberalismo e al socialismo e guarda indietro, a un modello organico di società

  39. Corporazioni • Corporazione: associazione che si fonda su base volontaristica ma nel contempo tende a realizzare un monopolio della forza-lavoro di un determinato settore • raggruppa lavoratori dipendenti e datori di lavoro in un’unica associazione su base solidaristico-assistenziale ma esclude i primi dall’ambito decisionale e opera come un organo di controllo della forza lavoro

  40. Corporazioni • Ministerium (fabrorum, nautarum…) • E’ un aspetto del problema della continuità dell’ordinamento cittadino nell’alto medioevo • territori di influenza bizantina: si mantengono forme organizzative, promosse da parte dello stato, nei settori della sussistenza alimentare, dei trasporti, dell’edilizia • Ravenna, Roma

  41. Corporazioni • Resti dell’antica organizzazione nel secolo XII. Ma nel secolo XII nelle città si sviluppano come associazione su base volontaria • Importanza del giuramento come momento centrale e costitutivo delle associazioni di mestiere e della sua adesione ad essa • *Importanza dello statuto

  42. Corporazioni • L’elemento centrale è l’autodefinizione di un gruppo, la piena assunzione di identità come soggetto operante nella società (con valenze in tutti gli ambiti: economico, sociale, politico, religioso

  43. Corporazioni • Processo associativo generale, sulla base di una trama di relazioni personali e sociali (confraternite religiose, società di armati, organizzazioni di mestiere, raggruppamenti fondati sulla ripartizione territoriale della città – vicinie-) • Gerarchie fra le corporazioni: iudices, notarii, mercatores, medici; cambiatori; ferrarii, textores, ecc.

  44. Corporazioni • Competenze: non riguardano solo gli affiliati, ma si allargano al settore produttivo e si interessano degli aspetti più diversi della vita economica: • [passaggio importante!] • (ruolo politico e ‘pubblico’: controllo su pesi e misure, sorveglianza della sicurezza delle strade, gestione del sistema delle rappresaglie)

  45. Corporazioni • Giurisdizione corporativa (organi giudicanti per le vertenze che sorgono fra i membri) su tutte le res ad artem spectantes • Affidata ai consoli • Procedure d’ufficio (senza denuncia) • [in generale: esigenze di velocità nell’amministrazione della giustizia da parte del mondo produttivo; nascita del diritto commerciale]

  46. Corporazioni • Pratiche religiose e devozionali • Solidarismo molto forte (affinità con le confraternite religiose): nel momento del viaggio, nel momento della morte...(presenza dei corporati al momento del funerale, ritualità funeraria) • L’altare nella chiesa della contrada…

  47. Corporazioni • Artigianato cittadino e manodopera rurale: dall’immigrazione in città al lavoro a domicilio nel contado • Artigiani cittadini e artigiani rurali • Gli artigiani nella città: la dislocazione topografica

  48. Corporazioni • Le processioni (Corpus Domini; occasioni politiche… soggezione a nuove autorità e a nuovi signori) • La società urbana “si mostra”, si manifesta nella sua organizzazione • (A.I.Pini, “La città in processione”, in A.I.Pini, Città comuni e corporazioni nel medioevo italiano, Bologna 1986 • D. Degrassi, L’economia artigiana nel medioevo italiano, Roma 1998

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