1 / 20

La poesia moderna Da Baudelaire alla poesia simbolista

La poesia moderna Da Baudelaire alla poesia simbolista. 1848 LES FLEURS DU MAL DI BAUDELAIRE. Consapevolezza della perdita dell’aureola. Tentazione di restaurare gli antichi privilegi. Accettazione della marginalità. Teorizzazione del valore assoluto dell’arte. Allegorismo .

brand
Download Presentation

La poesia moderna Da Baudelaire alla poesia simbolista

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. La poesia moderna Da Baudelaire alla poesia simbolista

  2. 1848 LES FLEURS DU MAL DI BAUDELAIRE Consapevolezza della perdita dell’aureola Tentazione di restaurare gli antichi privilegi Accettazione della marginalità Teorizzazione del valore assoluto dell’arte Allegorismo Simbolismo

  3. I fiori del male • La prima edizione del 1857 suscitò grande scandalo, la magistratura che aveva appena colpito il capolavoro di Flubert, Madame Bovary, decretò il sequestro dell’opera, fece eliminare sei poesie definite oscene e la condanna del poeta l pagamento di una ammenda. • Edizione rifatta nel 1861, aggiunse altre 35 poesie , cambiò l’architettura della raccolta • Edizione postuma 1868 con aggiunta di poesie inedite. • Il titolo è la trasfigurazione dell’idea del male in un fiore in tal modo il titolo è un ossimoro e una allegoria. • Così la natura è privata della tradizionale bontà, purezza e bellezza della poesia tradizionale (Leopardi docet)

  4. La poesia dedicata al lettore è una provocazione che non intende ingraziarsi il lettore ma coinvolgerlo e smascherarlo nei suoi vizi più biechi e abietti. • La raccolta si divide in 6 sezioni • Spleen • Quadri parigini • Il vino • I fiori del male • La rivolta • La morte

  5. Lo spleen SEDE DELLA NOIA • La parola spleen deriva dal grecosplēn: in Inglese significa "milza". • In francese, spleen rappresenta la tristezza meditativa o la melanconia. utilizzato anche anteriormente, in particolare nella letteratura del Romanticismo. • La concezione di spleen e di melanconia deriva dalla medicina greca degli umori: uno di questi era la bile, contenuta nella cistifellea. Questo concetto si ritrova anche nel Talmud, legata alla milza come organo del riso. In Cina lo spleen è uno dei fondamenti del carattere e si pensa che influisca sull'umore. • Tale collegamento fu sviluppato da Marsilio Ficino 1433-1499, in cui la bile nera era associata al pianeta Saturno, ritenuto pianeta propizio alla contemplazione malinconica, da qui saturnino. Baudelaire lo usa come sinonimo di noia.

  6. I fiori del male 1857-1861-1868 Un poema rigorosamente costruito In sei sezioni La dedica al lettore La figura del poeta Il pubblico La città Rottura tra poesia e grande pubblico Diviso tra elevazione e degradazione Ruolo maledetto Degradazione sociale del poeta

  7. Al lettore • L'errore, la stoltezza, i laidi trascorsici attanagliano l'anima, crucciando i nostri petti;noi sottoliniamo i nostri amabili rimorsicome i pezzenti nutrono i loro immondi insetti. • Son tenaci i peccati e vili pentimenti;ci confessiamo chiedendo una mercede abietta,poi sulla via melmosa ritorniamo contenti,credendoci detersi da qualche lacrimetta. • Satana Trimegisto, accanto all'origlieredel peccato, ci culla rapiti lungamente, e il metallo del nostro indomito volerefonde, appena lo tocca quel chimico sapiente. • I fili ci muovono, il Diavolo le tiene!Ci avvincono le cose ripugnanti e bestiali;senza orrore ogni giorno, fra le tenebre oscene,ci avviciniam d'un passo alle porte infernali. • Come un vizioso povero che assapora il senovizzo e martirizzato d'una sordida trecca, noi rubiamo passando il piacere terrenoe lo spremiam rabbiosi come un arancia secca. Entro il nostro cervello, come un groppo di vermi, un popolo di dèmoni gozzoviglia crudele e, quando respiriamo, entro i polmoni infermi precipita la Morte con sue cupe querele. Se lo stupro, l'incendio, il veleno, il pugnale non hanno ricamato con perizia squisita dei nostri giorni grigi l'orditura banale, gli è che l'anima nostra non è abbastanza ardita! Ma fra i lupi, le iene, i falchi e le pantere, le scimmie, i sciacalli, gli scorpioni, i serpenti che urlano e grugniscono, giostrando in turpi schiere entro il serraglio infame dei nostri traviamenti, uno ve n'è, più laido, più maligno ed immondo! Sebbene non accenni un gesto ne un bisbiglio, vedrebbe volentieri crollare l'interno mondo e inghiottirebbe il globo con un grande sbadiglio: é la Noia! Con l'occhio di lacrime appannato fuma e sogna la forca nel suo tardo cervello. Tu, lettor, conosci quel mostro delicato, ipocrita lettore, mio pari, mio fratello! 

  8. L’albatro Spesso, per divertirsi, le ciurme Catturano degli albatri, grandi uccelli marini, che seguono, compagni di viaggio pigri, il veliero che scivola sugli amari abissi. E li hanno appena deposti sul ponte, che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi, abbandonano malinconicamente le grandi ali candide come remi ai loro fianchi. Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero! Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto! Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa, un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava! Il poeta è come il principe delle nuvole Che abituato alla tempesta ride dell’arciere; esiliato sulla terra fra gli scherni, non riesce a camminare per le sue ali di gigante.

  9. A una passante La via assordante attorno a me urlava. Alta, sottile, in lutto, dolore maestoso una donna passò con la mano fastosa sollevando orlo e balza, facendoli oscillare; agile e aristocratica, con la sua gamba di statua. Io, io contratto come un maniaco, bevevo dai suoi occhi, cielo livido gonfio di bufera, la dolcezza che affascina e il piacere mortale. Un lampo... poi la notte! - Fuggitiva beltà il cui sguardo in un attimo mi ha risuscitato, ti rivedrò soltanto nell'eternità? Lontano, chissà dove! troppo tardi! forse mai più! Poiché non so dove fuggi, tu non sai dove vado, o tu che avrei amata, o tu che l'hai saputo!

  10. La grande città e il Simbolismo • La città, la folla sono temi centrali nella poesia di Baudelaire. La commedia umana di Balzac aveva offerto una vera miniera di dettagli sociali di Parigi. • Ma Baudelaire preferisce le immagini deformanti e visionarie di E.A. Poe per rappresentare, l’eccentrico, il vagabondo, la prostituta. • In questa seconda parte Baudelaire mostra la consapevolezza dell’impossibilità dell’idillio perché il mondo della poesia è stato spazzato dalla modernità . • La poesia potrà vivere solo dello scarto, del simbolo, del dettaglio , del ricordo. • Baudelaire fonda il simbolismo ma nello stesso lo supera poiché il mondo moderno privo di incanti e di simboli, distrugge ogni possibilità di incontro tra l’uomo e la natura.

  11. La città Impossibilità dell’idillio La poesia dello scarto Aspirazione al Simbolismo L’allegoria come figura della perdita Violazione dell’orizzonte d’attesa

  12. Il pubblico • Un successo giunto con ritardo • La degradazione sociale del poeta e il ruolo di maledetto • La raccolta di poesie per un pubblico futuro e più adulto che accoglierà questo testo in futuro con una grande diffusione di massa che nessuna raccolta poetica aveva mai ottenuto.

  13. La lingua e lo stile dei fiori del male • Struttura bipolare con elementi contrapposti • Lo stile si sublima quanto più i contenuti sono degradanti • Sotto l’aspetto retorico prevale: l’ossimoro e la disarmonia di ogni testo.

  14. FRANCIA Verlaine 1844-1896 La valorizzazione fonosimbolica della parola Rimbaud 1854-1891 Sregolamento dei sensi e discesa nel fondo dell’ignoto Mallarmè 1842-1898 La poesia come assoluto Arte poetica 1874 Il battello ebbro Vocali

  15. Arte PoeticaLa musica prima di tuttoe dunque scegli il metro disparipiù vago e più lieve, niente in lui di maestoso e greve.Occorre inoltre che tu scelgale parole con qualche imprecisione:nulla di più amato del canto ambiguodove all’esatto si unisce l’incerto.Son gli occhi belli dietro alle velette,l’immenso dì che vibra a mezzogiorno,e per un cielo d’autunno intepiditol’azzurro opaco delle chiare stelle!Perché ancora bramiamo sfumature, sfumatura soltanto, non colore!Oh! lo sfumato soltanto accompagnail sogno al sogno e il corno al flauto!Fuggi più che puoi il Frizzo assassino,il crudele Motteggio e il Riso impuroche fanno lacrimare l’occhio dell’Azzurro,e tutto quest’aglio di bassa cucina!Prendi l’eloquenza e torcigli il collo!Bene farai, se con ogni energiafarai la Rima un poco più assennata.A non controllarla, fin dove potrà andare?O chi dirà i difetti della Rima?che bambino stonato, o negro folleci ha fuso questo gioiello da un soldoche suona vuoto e falso sotto la lima?E musica, ancora, e per sempre!Sia in tuo verso qualcosa che svola,si senta che fugge da un’anima in viaggioverso altri cieli e verso altri amori.Sia il tuo verso la buona avventuraspanta al vento frizzante del mattinoche fa fiorire la menta ed il timo...Il resto è soltanto letteratura.

  16. Arte poetica motivi dominanti • La musica è il primo obiettivo dei poeti, tutto il resto non è poesia è letteratura • La poesia deve essere indeterminata, deve unire l’impreciso al preciso, e tendere alla sfumatura, non deve tendere alla concretezza della realtà ma al sogno • Bisogna torcere il collo all’eloquenza, evitare le battute pungenti, l’arguzia e la comicità

  17. IL BATTELO EBBRO • Componimento scritto nel 1871. Il poeta si identifica nel viaggio di un battello ebbro, che abbandona le costrizioni del mondo occidentale e cerca di realizzarsi nella libertà della natura, rappresentata dal mare aperto. • Alla fine, vince la rinuncia, con il ritorno in Europa.

  18. IL BATTELLO EBBRO COMMENTO Un mondo di pure immagini : Qui non si descrive un viaggio reale, ma un sogno di evasione dalla civiltà e di immersione nel mare, concepito come immagine stessa della natura e dell’Essere. Il mare purifica, deterge ogni vizio (e infatti “lava” il poeta: cfr. v. 20), e insieme è il simbolo dell’assoluto naturale. La scoperta del «nuovo» e dell’«ignoto» cari a Rimbaud è dunque scoperta delle potenzialità che si aprono davanti all’uomo una volta che questi si è liberato dalle costrizioni del mondo europeo. Il viaggio si svolge infatti in un mondo esotico, e i selvaggi, i Pellerossa, sono gli oggettivi alleati del poeta: sono loro infatti a liberarlo dai bardotti (vv. 1-4). La conclusione: Questa avventura nell’ignoto è vissuta però anche come un’autodistruzione. Può l’uomo vivere solo nella libertà sconfinata della Natura, oppure ciò significa distruggersi appunto in quanto uomo, in quanto progetto complessivo di “cambiare la vita”? In altri termini, la fuga non può essere un’evasione nichilistica? Di qui la rinuncia all’ebbrezza panica e il ritorno ai «parapetti antichi» dell’Europa. È un ritorno squallido: al sole, al caldo e all’incanto della natura aperta si sostituisce una nera e gelida pozzanghera, dove un fanciullo malinconico (altra proiezione fantastica della figura del poeta) abbandona un battello leggero a una navigazione limitata e costretta: in Europa è possibile navigare solo malinconicamente, con la fantasia e con un battello di carta. Il componimento esprime bene dunque i dubbi di Rimbaud, l’alternativa fra una gioia selvaggia e panica, ma costruita sull’evasione, o l’accettazione delle costrizioni europee.

  19. Vocali •  A nera, E bianca, I rossa, U verde, 0 blu: vocali!       Un giorno dirò i vostri ascosi nascimenti:       A, nero vello al corpo delle mosche lucenti       Che ronzano al di sopra dei crudeli fetori, 5    Golfi d'ombra; E, candori di vapori e di tende,       Lance di ghiaccio, bianchi re, brividi di umbelle;       I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle       Che ridono di collera, di ebbrezze penitenti;       U, cicli, vibrazioni sacre dei mari verdi, 10  Quiete di bestie ai campi, e quiete di ampie rughe       Che l'alchimia imprime alle fronti studiose.       O, la suprema Tromba piena di stridi strani,       Silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi:       - O, l'Omega, ed il raggio violetto dei Suoi Occhi!

  20. Commento • Il sonetto mette in gioco le due funzioni sensoriali, la vista e l’udito. È un classico esempio di sinestesia, la figura retorica più cara ai simbolisti • Il sonetto è un manifesto del simbolismo, l’attribuzione di un colore alle vocali è opera di un incantesimo visionario del poeta, della sua forza fantastica, della sua attività magica. Il poeta crea delle immagini per suggerire delle corrispondenze . • Il poeta diventa alchimista della parola, è una sapienza misteriosa ed esoterica che riprende la funzione del poeta veggente che possiede il privilegio della conoscenza, ma anche la condanna della poesia simbolista ( vedi L’albatro di Baudelaire a pag. 489).

More Related