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GIOVANNI PASCOLI

GIOVANNI PASCOLI. GIOVANNI PASCOLI. La poetica del fanciullino L’assiuolo Il Gelsomino notturno X agosto. GIOVANNI PASCOLI. La poetica del fanciullino (1897). PASCOLI – Il fanciullino.

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GIOVANNI PASCOLI

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Presentation Transcript


  1. GIOVANNI PASCOLI

  2. GIOVANNI PASCOLI • La poetica del fanciullino • L’assiuolo • Il Gelsomino notturno • X agosto

  3. GIOVANNI PASCOLI • La poetica del fanciullino (1897)

  4. PASCOLI – Il fanciullino ” È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello”

  5. PASCOLI – Il fanciullino ” È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello”

  6. PASCOLI – Il fanciullino ” È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello”

  7. PASCOLI – Il fanciullino ” È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello”

  8. PASCOLI – Il fanciullino ”Egli è quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione. Egli è quello che nella morte degli esseri amati esce a dire quel particolare puerile che ci fa sciogliere in lacrime, e ci salva. Egli è quello che nella gioia pazza pronunzia, senza pensarci, la parola grave che ci frena. Egli rende tollerabile la felicità e la sventura, temperandole d'amaro e di dolce, e facendone due cose ugualmente soavi al ricordo”

  9. PASCOLI – Il fanciullino ”Egli è quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l'ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello che piange e ride senza perché, di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione. Egli è quello che nella morte degli esseri amati esce a dire quel particolare puerile che ci fa sciogliere in lacrime, e ci salva. Egli è quello che nella gioia pazza pronunzia, senza pensarci, la parola grave che ci frena. Egli rende tollerabile la felicità e la sventura, temperandole d'amaro e di dolce, e facendone due cose ugualmente soavi al ricordo”

  10. PASCOLI – Il fanciullino Baudelaire, Corrispondenze (1857)E' un tempio la Natura ove viventipilastri a volte confuse parolemandano fuori; la attraversa l'uomotra foreste di simboli dagli occhifamiliari. I profumi e i colorie i suoni si rispondono come echilunghi che di lontano si confondonoin unità profonda e tenebrosa,vasta come la notte ed il chiarore.Esistono profumi freschi comecarni di bimbo, dolci come gli òboi,e verdi come praterie; e degli altricorrotti, ricchi e trionfanti, che hannol'espansione propria alle infinitecose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,il benzoino, e cantano dei sensie dell'anima i lunghi rapimenti.

  11. PASCOLI – Il fanciullino Baudelaire, Corrispondenze (1857) E' un tempio la Natura ove viventipilastri a volte confuse parolemandano fuori; la attraversa l'uomotra foreste di simboli dagli occhifamiliari. I profumi e i colorie i suoni si rispondono come echilunghi che di lontano si confondonoin unità profonda e tenebrosa,vasta come la notte ed il chiarore.Esistono profumi freschi comecarni di bimbo, dolci come gli òboi,e verdi come praterie; e degli altricorrotti, ricchi e trionfanti, che hannol'espansione propria alle infinitecose, come l'incenso, l'ambra, il muschio,il benzoino, e cantano dei sensie dell'anima i lunghi rapimenti. “Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose. Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola, e al contrario. E a ciò lo spinge meglio stupore che ignoranza, e curiosità meglio che loquacità: Impicciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare. Né il suo linguaggio è imperfetto come di chi non dica la cosa se non a mezzo, ma prodigo anzi, come di chi due pensieri dia per una parola. E a ogni modo dà un segno, un suono, un colore, a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta” G. Pascoli, Il fanciullino (1897)

  12. PASCOLI – Il fanciullino SIMBOLISMO

  13. PASCOLI – Il fanciullino • La poesia è la capacità di dare voce al “fanciullino” • La poesia non è frutto di una conoscenza razionale della realtà • La poesia non si esprime attraverso un linguaggio articolato, ma attraverso un processo analogico e intuitivo

  14. PASCOLI – Il fanciullino “Interpretazione dei sogni” (1899) CONTENUTO MANIFESTO CONTENUTO LATENTE Sigmund Freud

  15. PASCOLI – Il fanciullino “Interpretazione dei sogni” (1899) l'insieme degli impulsi inconsci il rappresentante conscio dell'Es è la sede della coscienza morale e del senso di colpa ES EGO SUPEREGO Sigmund Freud

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