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I CARE Piano nazionale di formazione e ricerca

Roma – 22.01.08. I CARE Piano nazionale di formazione e ricerca. 3° Gruppo Coordinatore: Sabrina Boarelli – USR Umbria Relatore: Loretta Mattioli – USP Pesaro e Urbino. I Care: una riflessione sul metodo.

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I CARE Piano nazionale di formazione e ricerca

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Presentation Transcript


  1. Roma – 22.01.08 I CAREPiano nazionale di formazione e ricerca 3° Gruppo Coordinatore: Sabrina Boarelli – USR Umbria Relatore: Loretta Mattioli – USP Pesaro e Urbino

  2. a cura di Loretta Mattioli

  3. I Care: una riflessione sul metodo • I poli assiomatici di I Care sono la logica di rete e la metodologia della ricerca – azione (R/A) • Questo progetto di ricerca, infatti, si propone di affrontare la complessità insita nella disabilità nella consapevolezza che la complessità, per definizione, può essere ridotta ma non risolta e può percorrere, come tale, soluzioni possibili ma non certe • La R/A, in particolare, offre la possibilità di sviluppare un percorso a partire da un bisogno reale e circoscritto per astrarre un modello di risoluzione applicabile in situazioni simili dopo averlo sperimentato e verificato • La formazione è pertanto imprescindibile e implicita in ogni percorso di R/A ma, e qs. è la specificità metodologica, è calibrata sulle peculiarità del bisogno che si sta affrontando • La logica di rete è strumento correlato al precedente e permette di affrontare la logica di sistema che è sottesa, per definizione, a ogni realtà complessa • La rete consente di stabilire ruoli e funzioni quindi di semplificare e controllare il grado di complessità della realtà che si sta affrontando a cura di Loretta Mattioli

  4. Analisi dello stato dell’arte • Allo stato attuale le scuole hanno predisposto il programma su cartaceo, una sorta di impegno di intenti da realizzare nell’immediato futuro • I progetti sono stati tutti declinati utilizzando schede di progetto, per la maggioranza dei casi, predisposte dai rispettivi uffici scolastici provinciali e/o regionali • Le schede di progetto, anche laddove erano modelli dell’istituzione scolastica, risultano in coerenza con gli indicatori di quella presentata oggi dal gruppo nazionale • Le scuole che hanno ricevuto il finanziamento sono tutte, fortemente motivate ad avviare il progetto nel concreto • Non tutte le reti progettuali hanno chiara consapevolezza del meccanismo della rete e dei diversi passaggi della ricerca/azione successivamente a questo primo step di programmazione a cura di Loretta Mattioli

  5. Analisi dello stato dell’arte • Infatti, il processo di autoanalisi e la successiva, imprescindibile scelta dell’ambito di intervento e di progettazione su carta rappresentano il I e più semplice dei livelli strutturale della metodologia su cui I Care si fonda • La rete interregionale che vede la Puglia come regione capofila ha previsto l’utilizzo della quota di finanziamento dedicata agli USR per organizzare una rete interregionale che comporta la organizzazione di un seminario di approfondimento sulle tematiche specifiche o sulla ricerca/azione, per ogni regione facente parte della rete secondo il modello di formazione seminariale itinerante • È importante riflettere sul modello “PUGLIA”, così è stato definito questo esempio di rete fra le reti, perché il gruppo di lavoro lo ha riconosciuto come esempio di buona pratica in termini organizzativi relativamente al programma I Care a cura di Loretta Mattioli

  6. Possibili sviluppi: proposte e suggerimenti • Il passaggio attuale che dalla programmazione cartacea, di intento prelude al passaggio progettuale vero, operativo, di avvio delle azioni è un momento particolarmente delicato che va supportato dai rispettivi USP, in coesione e coerenza con gli USR di appartenenza • Il coordinamento da parte degli Uffici Scolastici di riferimento deve essere forte ma non invasivo ed esplicitarsi mediante diverse interventi di supporto • Per interventi di supporto si intende un insieme di azioni mediante le quali vengano circoscritti, analizzati e affrontati i momenti cruciali emergenti in itinere • Le azioni debbono concretizzarsi mediante strumenti il più possibile agili, senza appesantimenti inutili • È auspicabile pertanto che gli USP convochino, sia all’inizio di questa II fase che in itinere, tutte le reti di progetto o anche le reti singolarmente a seconda delle necessità emergenti a cura di Loretta Mattioli

  7. Possibili sviluppi: proposte e suggerimenti • L’azione di coordinamento degli Uffici Provinciali dovrebbe avvalersi della collaborazione di gruppi ristretti “di gestione e coordinamento” costituiti dai referenti delle scuole afferenti le reti ai fini di implementare la logica di rete • Nei gruppi di coordinamento e gestione i componenti svolgeranno funzioni diverse, secondo un’ottica cooperativa • In questa fase di passaggio dal dichiarato all’agito, la compilazione delle schede di progetto , prodotte dal gruppo nazionale, può essere utilizzata come strumento di confronto e riflessione metodologica • In particolare, il gruppo di gestione e coordinamento di ogni rete deve dedicare ampio spazio alla descrizione delle azioni • La declinazione delle azioni è un momento fondamentale per garantire ciò che I Care si prefigge: individuare e produrre modelli usabili e adattabili a cura di Loretta Mattioli

  8. Possibili sviluppi: proposte e suggerimenti • È fondamentale garantire la condivisione e diffusione dei modelli prodotti (protocolli, percorsi o materiali didattici, accordi, …) • L’azione di condivisione e diffusione vede fortemente coinvolti gli USP e gli USR territorialmente competenti • Nel futuro è auspicabile il confronto fra i progetti I Care del territorio nazionale, soprattutto per tematica • Attualmente il gruppo 3 ritiene però maggiormente funzionale all’avvio delle attività un confronto a livello di reti interregionali • Si ritiene infine che grande rilevanza assuma, in questa ottica di condivisione e confronto, l’apertura del Forum a cura del gruppo nazionale a cura di Loretta Mattioli

  9. I gruppi di gestione e coordinamento • Costituzione e funzioni: - un referente generale di rete (che non necessariamente deve essere un docente della scuola capofila, anche se auspicabile) che cura i rapporti con l’USP e, quando necessario, con l’USR e coordina, in modo sinergico, le attività delle scuole afferenti; - un docente referente per ogni scuola afferente alla rete progettuale che coordina le azioni assegnate al proprio istituto e mantiene i rapporti con le altre scuole e l’USP; - il referente provinciale dell’USP competente territorialmente con funzione di consulenza e supporto ovvero convoca e coordina i gruppi di gestione e garantisce il necessario supporto alle reti (Interventi di supporto); - un docente che curi la memoria storica dell’intero processo che verbalizza i punti di forza e debolezza emergenti e garantisce la diffusione delle informazioni fra le scuole afferenti alla propria rete di appartenenza. a cura di Loretta Mattioli

  10. Gli interventi di supporto dell’USP • Mantenere i rapporti con l’USR di riferimento e il gruppo di progetto nazionale; • Approfondire i principi della R/A in correlazione ai diversi momenti dello sviluppo del progetto; • Supportare e implementare la logica di rete e la sua costante realizzazione durante lo sviluppo progettuale; • Sostenere il confronto fra le reti provinciali, interprovinciali, interregionali e, successivamente, quelle nazionali; • Favorire l’interscambio attraverso lo strumento del Forum • Fornire consulenza durante eventuali momenti critici emergenti, • Garnatire la massima condivisione diffusione ai risultati ottenuti. a cura di Loretta Mattioli

  11. La scheda di progetto on line • Le caratteristiche generali • Indicatori declinati in modo chiaro; • Coerenti con i principi della R/A; • È presente una parte descrittiva molto accurata delle singole azioni che le scuole afferenti alla rete andranno a svolgere • I punti di debolezza • Il rischio di appesantire il lavoro delle scuole in questa fase di avvio; • È un’azione già effettuata dalle scuole in fase di presentazione delle candidature. • I punti di forza • Possibilità di riflettere insieme in questo momento di passaggio delicato che procede dal dichiarato all’agito; • Possibilità di consolidare e implementare la logica di rete nonché la consapevolezza metodologica della R/A. a cura di Loretta Mattioli

  12. Le azioni • Che cosa sono • L’insieme delle attività previste dal progetto • Che fine hanno • La costruzione del prodotto finale individuato come possibile soluzione al problema che si affronta • Chi le ha stabilite • Il gruppo di progetto, a partire dall’autoanalisi di istituto che ha permesso di individuare il punto di forza e/o debolezza su cui progettare e lavorare • Chi le effettua • Ogni scuola effettuerà tutte o alcune azioni in modo tale da garantire il risultato finale • Come debbono essere descritte ai fini della realizzazione • Per ogni azione va indicato: chi la realizza, quando, in che momento del progetto, come e mediante il coinvolgimento di quali risorse (è tutto ben specificato sulla scheda che il gruppo naz. Metterà a disposizione on line), con che scopo, che prodotti parziali si prevedono a cura di Loretta Mattioli

  13. I modelli • Che fine ha: • Fornire una risposta ovvero una possibile soluzione alla domanda individuata nella fase di autoanalisi a partire dalla quale si è deciso di progettare, offre pertanto, una possibile soluzione al quesito • Che cosa può essere: • un oggetto didattico, un protocollo, un modello operativo oppure organizzativo, tangibile, concreto e chiaro • Che caratteristiche deve possedere: • Alta trasferibilità • Elevato grado di generalizzazione • Elevata usabilità • Quali sono gli elementi che ne garantiscono la trasferibilità, la generalizzazione e l’usabilità: • La relazione fra bisogno che ha determinato la ricerca e prodotto deve essere molto chiara • L’utilizzo deve essere semplice da parte di tutti • Deve poter essere adattabile a realtà diverse rispetto a quella nel quale è stato pensato • La metodologia operativa deve facilmente individuabile a cura di Loretta Mattioli

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