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È l’ora della castagna

È l’ora della castagna. IPERTESTO CLASSE 5 SCUOLA PRIMARIA DI LESEGNO A.S 2004/2005. Introduzione. L’ipertesto, o meglio l’ipermedia, è uno strumento estremamente flessibile che può adattarsi a qualsiasi progetto didattico.

benjamin
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È l’ora della castagna

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Presentation Transcript


  1. È l’ora della castagna IPERTESTO CLASSE 5 SCUOLA PRIMARIA DI LESEGNO A.S 2004/2005

  2. Introduzione • L’ipertesto, o meglio l’ipermedia, è uno strumento estremamente flessibile che può adattarsi a qualsiasi progetto didattico. • L’attività realizzata in questo laboratorio mi ha fatto riflettere su come sia possibile utilizzare l’ipertesto per facilitare nel bambino la consapevolezza che esistono molteplici linguaggi, per imparare a leggerli, usarli e ad intrecciarli tra loro, nel corso di progetti che sollecitano sul piano relazionale l’abitudine a negoziare, ad ascoltare, a collaborare, a lavorare in gruppo per accrescere, attraverso l’uso del computer, inteso non solo come strumento, ma come un modo diverso per interagire con la realtà, l’efficacia del processo formativo. In questa attività, quindi, il computer ha avuto funzioni diverse: è stato strumento per facilitare l’apprendimento, luogo che ha contenuto e intrecciato linguaggi diversi: grafico,scritto, ed è stato un mezzo per esercitare abilità relazionali e cooperative utili alla realizzazione di un progetto comune.

  3. Story Board 1. Gli alunni sono stati divisi in gruppi e hanno preso coscienza degli obiettivi e delle prime fasi operative del lavoro che avrebbero svolto. 2. I bambini hanno riconosciuto le principali differenze tra un testo tradizionale e un ipertesto, valutando le possibilità di fruizione che quest’ultimo offre a chi lo utilizza. 3. Sfruttando la tecnica del brain – storming abbiamo raccolto le idee riguardo a quello che si intendeva realizzare e si è deciso di scegliere un argomento di multidisciplinare che aveva affascinato gli alunni, cioè la castagna. 4. Si è così costruita una mappa mentale delle conoscenze degli alunni inerenti l’argomento scelto. 5. Il passaggio successivo è stata la traduzione della mappa mentale in mappa concettuale, inserendo tutte le diverse sezioni da cui l’ipertesto sarebbe stato costituito. 6. Si è scelto di usare il programma PowerPoint per la realizzazione del lavoro e quindi sono state date alcune nozioni tecnico - teoriche sull’uso dello stesso.

  4. 7. Gli alunni hanno raccolto informazioni, testi, immagini, fotografie relative agli argomenti concordati nei singoli gruppi. • 8. Gli alunni, lavorando in gruppo, e utilizzando il computer, hanno creato le diverse diapositive che compongono l’ipermedia, inserendo caselle di testo, immagini precedentemente acquisite con lo scanner o scaricate da Internet, o disegni realizzati da loro. • 9. Inoltre hanno imparato a riconoscere la funzione dei pulsanti d’azione e a riflettere su quali utilizzare per la creazione dei collegamenti necessari nell’ipertesto in via di realizzazione, hanno personalizzato le diapositive attraverso le animazioni e inserito i link indispensabili per collegare tra loro le diapositive.

  5. INDICE LA CASTAGNA IN SCIENZE LA CASTAGNA IERI E OGGI MOSTRA DEI DISEGNI IN CUCINA CON LA CASTAGNA INDOVINA CON LA CASTAGNA

  6. Il castagno

  7. Albero della famiglia delle Fagacee, che raggiunge 10 -15 metri. Cresce spontaneo nelle valli alpine e appenniniche ed è coltivato particolarmente sia per i frutti che per il legname. Ha lunghe foglie lanceolate di un bel verde chiaro, con fiori raggruppati a spiga , che si trasformano nel riccio che contiene le castagne. Il legno del tronco, coperto di spessa corteccia grigiastra assai screpolata, non è molto compatto e duro. Fornisce un mediocre carbone, ma se ne estraggono sostanze tanniche impiegate in conceria e in tintoria; serve per fare doghe di botti, mobili rustici; perché resistente all’ acqua, è particolarmente adatto a traversie ferroviarie, pertiche, pali, ecc. Le piante vecchie sono soggette alla carie che corrode tutto il legno, meno la corteccia. I residui di legno cariato prendono il nome di terriccio ottimo per la coltivazione dei fiori in vaso. In Italia il castagno è diffusissimo in Piemonte, Liguria, Toscana, Calabria.

  8. Il legno, i fiori, le foglie

  9. Il legno Il legno del castagno viene utilizzato per la preparazione di doghe da botti e da mastelli, per fabbricare i mobili, per costruire scandole, che vengono poi usate per la copertura di case. Dai polloni del castagno si ricavano strisce di legno e assicelle che vengono scottate sulla brace, poi seccate e messe in acqua per un certo tempo per ammorbidirsi ed evitare che si spezzino. Le strisce più spesse così ottenute servono per fabbricare pali di sostegno, picchetti, cerchi per botti e manici per cesti. Le strisce più sottili servono per fare le per damigiane.

  10. Fiori e foglie

  11. Il frutto

  12. E’ di forma caratteristica, quasi ovale, con un apice appuntito. La buccia è bruno scuro con riflessi marrone dorato, lucente, sottile; dentro, avvolta in una pellicola bigia, lanosa quando è fresca, vi è una “mandorla” bianca farinosa, più o meno dolce. Due o tre castagne sono contenute in un riccio, che seccando si apre spontaneamente. Il peso di ciascuna castagna oscilla tra gli 8 e i 20 grammi. Le castagne, da alberi venuti su da semi, si chiamano selvatiche, sono più piccole e meno dolci; quelle innestate si dividono in domestiche (di cui vi sono molte varietà: Gabbiane, Spine lunghe….) e i marroni assai più grandi, più tondeggianti, a mandorla più dolce e di sapore più delicato. La castagna è un ottimo alimento in montagna: viene mangiata cotta nell’ acqua o arrostita sul fuoco.

  13. La cura del castagneto

  14. La cura del castagneto iniziava in primavera con la potatura degli alberi, per eliminare rami secchi e malati. A fine estate si proseguiva con la pulizia del bosco per togliere erbacce felci e rovi. Venivano innestati nuovi alberi di castagno. I contadini scavavano delle buche, “zotte”vicino agli alberi e, tramite dei cataletti, vi facevano arrivare l’acqua piovana. Le erbacce tagliate venivano rastrellate e si formavano delle cunette (ristalli) per evitare che le castagne rotolassero via. In autunno si raccoglievano le castagne. Alla fine della raccolta si rastrellavano le foglie che servivano per fare le lettiere agli animali. In inverno il castagneto riposava: le foglie rimaste marcivano e diventavano concime, le poche castagne rimaste erano alimenti per gli animali selvatici.

  15. L’innesto del castagno Dall’albero di castagno molto giovane, si taglia un ramo o la punta, si deve fare un taglietto dall’alto verso il basso, inserirvi un rametto e poi fasciarlo in modo che non prenda aria. Se l’innesto è fatto bene dopo quindici giorni il rametto inserito metterà le gemme e continuerà a crescere. L’anno successivo il nuovo albero comincerà, a produrre le castagne.

  16. Gli attrezzi di ieri e di oggi

  17. La drizera La “drizera” si ricava dai polloni del castagno, spaccati a metà e poi piegati e mantenuti in quella posizione fino al momento dell’uso.

  18. Vallo Il “vallo” serviva soprattutto per separare le castagne secche dai resti della buccia (“pula”). Il lavoro della pulitura era affidato soprattutto alle donne. Il vallo era intrecciato con strisce di legno (“scusce”) .

  19. Crivello Il “crivello” è un setaccio a maglie sufficientemente larghe che veniva usato per separare le castagne secche intere da quelle più piccole e rotte (“pistummi”). Le prime venivano poi vendute; le altre erano utilizzate per alimento delle persone ed egli animali.

  20. La drizera

  21. Vallo e crivello

  22. La raccolta

  23. Ieri Un tempo per la raccolta delle castagne si utilizzavano: il rastrello, dei sacchetti di tela e delle pinze di legno che si chiamavano “drizere”. Si utilizzavano anche dei ditali di gomma che si compravano in farmacia. Si mettevano nel pollice, indice e medio. Una volta raccolte le castagne si portavano nel seccatoio. Sul pavimento si accendeva il fuoco. Il calore e il fumo salendo facevano seccare le castagne. Il fuoco non si doveva mai spegnere; per questo motivo, quando i seccatoi sorgevano nei boschi ci si fermava a dormire.

  24. Oggi Per raccogliere le castagne si usano delle pertiche per staccare i ricci dalle piante. Ma la maggior parte delle volte non si effettua la battitura, ma si aspetta che il riccio, raggiunta la maturità, cada a terra aprendosi. Adesso si usano i guanti di gomma. Ancora chiusi, i ricci vengono raccolti in mucchi e si coprono con foglie e rami. Così protette dall’umidità della montagna, le castagne non si seccano e si conservano a lungo fragranti.

  25. Il seccatoio

  26. Il seccatoio Il seccatoio è una costruzione in pietra nel mezzo del bosco formato da una sola stanza dove, al centro, veniva acceso il fuoco che non doveva mai spegnersi. Per questo i contadini con la lanterne andavano anche di notte ad accendere il fuoco; altri invece si fermavano a dormire nel seccatoio. Il soffitto è fatto di listelli di legno sui quali vengono depositate le castagne a seccare.

  27. Come funziona Nel seccatoio non c’era un camino e il fumo usciva dal tetto, che era di legno. Dalla parte della montagna c’era l’apertura, usata dai contadini per vuotare i sacchi sulla grata. Il fuoco non doveva essere troppo forte, altrimenti le castagne venivano rosse. Una volta secche, le castagne venivano rimesse nei sacchi e battute sul “zeppu pistau” per staccare la buccia. Le donne poi le facevano ballare nel vallo per separare la castagna dalla buccia. A questo punto la castagna era pronta per essere venduta o trasformata in farina.

  28. FUOCO NEL SECCATOIO Castagne a seccare

  29. Un po’ di storia e curiosità

  30. Un po’ di storia Novembre è il mese delle castagne. La castagna è servita in passato a sfamare le nostre popolazioni. Nei primi secoli del medioevo molti uomini spinti dalla necessità, cominciarono ad innestare i selvatici del marrone, frutti più grossi. Da allora, la cultura del castagno continuò a diffondersi fino al 1800, epoca in cui i nostri antenati impararono a sfruttare altri importanti prodotti della terra importati dall’ America e solo allora conosciuti nelle nostre zone: patate e meliga.

  31. “Le viette” Una tradizione era quella di cuocere le “viette” a Natale. Le “viette” sono castagne secche che vengono conservate con la buccia e poi cotte in acqua e sale. La buccia non deve essere rotta.

  32. LA CASTAGNA IN CUCINA

  33. Ricette Dosi per quattro persone: 400 grammi di castagne, 1 foglia di alloro, 800 grammi di cavoletti o due confezioni surgelate, 80 grammi di burro. Calorie per ogni persone : 360 Procedimento • Sbucciate le castagne togliendo loro soltanto la prima pelle. • Mettete in acqua fredda salata con una foglia di alloro e portate in ebollizione. Occorreranno tre quarti d’ora circa. • Colatele e privatele anche della seconda pellicina e unitele ai cavoletti di Bruxelles che avrete nel frattempo cotto in acqua salata in ebollizione. • In un tegame fate sciogliere il burro, senza tuttavia farlo rosolare, unitevi cavoli e castagne e lasciate insaporire e scaldate bene prima di servire. Castagne e cavoletti

  34. Minestra dolce Dosi per quattro persone : 400 grammi di castagne, 4 o più cucchiai di zucchero, 1 abbondante cucchiaio di polvere di cacao amaro, latte e panna quanto basta. Calorie per porzione : 640 Procedimento • Mettete le castagne in pentola con acqua ricoprendole abbondantemente e portatele, su fuoco dolce, a mezza cottura. Se, cocendo, le castagne dovessero assorbire tutta l’acqua, aggiungetene, ma deve essere bollente. • Rimestate esclusivamente con cucchiaio di legno e frequentemente colate le castagne conservando la poca acqua di cottura che sarà rimasta toglieteloro la pellicola.

  35. Rimettetele nel loro liquido,aggiungete un pochino di latte, zucchero e cacao amaro in polvere e terminate di cuocere lasciando bollire . . . . . . . • Le castagne sarranno pronte quando avranno assorbito tutto il liquido, senza essersi spappolate. • Portate in tavola subito, ben bollente, accompagnando con un bricco di latte e uno di panna, entrambi freddi, di cui ognuno si servirà a piacere nella propria scodella di castagne.

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