1 / 94

PRINCIPI DI PATOLOGIA GENERALE

PRINCIPI DI PATOLOGIA GENERALE. DEFINIZIONE DELLO STATO DI SALUTE: Corrisponde ad una situazione di regolato ed equilibrato funzionamento di tutto l’organismo detto “omeostasi”

bell
Download Presentation

PRINCIPI DI PATOLOGIA GENERALE

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. PRINCIPI DI PATOLOGIA GENERALE DEFINIZIONE DELLO STATO DI SALUTE: Corrisponde ad una situazione di regolato ed equilibrato funzionamento di tutto l’organismo detto “omeostasi” OMEOSTASI: L’insieme dei meccanismi messi in atto da ogni essere vivente pluri o monocellulare, per mantenere in equilibrio le varie funzioni tra loro e l’ambiente esterno . La capacità di una cellula o di un organismo di mantenersi in uno stato fisiologico costante, indipendentemente dalle variazioni chimico-fisiche esterne. Tra le piu’ importanti funzioni che contribuiscono al mantenimento della condizione omeostatica sono: i meccanismi che presiedono all’equilibrio idro-elettrolitico, equlibrio acido-base, meccanismi che regolano la termoregolazione, equilibrio emocitopoietico-emocateretico.

  2. PRINCIPI DI PATOLOGIA GENERALE • La PATOLOGIA GENERALE è stata definita come la Scienza che si occupa del COME e PERCHE’ avviene il turbamento dello stato di salute • La PATOLOGIA GENERALE mira a comprendere i meccanismi molecolari e biochimici che sono alla base delle malattie. • Studia le CAUSE (EZIOLOGIA) e i MECCANISMI (PATOGENESI) che determinano le malattie.

  3. PRINCIPI DI PATOLOGIA GENERALE • STATO MORBOSO: Condizione patologica stazionaria spesso asintomatica risultante da un equilibrio che si verifica tra la noxa etiologica e la reattività dell’organismo. Es. miopia, presbiopia, presenza di cicatrici, agenesia renale. • MALATTIA : la malattia è il turbamento della funzione di uno o piu’ organi che si riflette in una modificazione della condizione omeostatica originaria ed induce contemporaneamente uno stato di reattività dell’organismo. Non ha le caratteristiche di una condizione statica ma di una condizione dinamica, cioe’ in evoluzione. • La malattia produce quasi sempre fenomeni soggettivi ed obiettivi che vanno sotto il nome di “sintomi”.

  4. CELLULA • Nella cellula si possono distinguere: • Membrana cellulare, il rivestimento esterno della cellula • Nucleo con gli acidi nucleici, DNA e RNA • Citoplasma, sostanza gelatinosa contenente i vari elementi della cellula • Organuli, sono una serie di organi interni alla cellula, suddivisi in compartimenti e circondati da citoplasma, separati da esso attraverso la membrana plasmatica

  5. CELLULA

  6. CELLULA MEMBRANA CELLULARE La membrana cellulare, anche detta membrana plasmatica o plasmalemma, è un sottile rivestimento che delimita la cellula in tutti gli organismi viventi. Formata in prevalenza da lipidi, e più precisamente fosfolipidi, viene chiamata anche bilayer fosfolipidico. Nella componente lipidica si vanno a collocare, con importanti funzioni fisiologiche, proteine e una piccola percentuale di glucidi, in forma di glicoproteine e glicolipidi, e di molecole di colesterolo che la stabilizzano. Negli organismi procarioti è ricoperta da un rivestimento protettivo chiamato parete cellulare, assente invece negli eucarioti animali; nelle cellule eucariotiche vegetali essa è presente sottoforma di una parete cellulare primaria (composta principalmente da pectina) e di una parete cellulare secondaria (composta principalmente da lignina).

  7. CELLULA CITOPLASMA • Il citoplasma è una soluzione acquosa dalla consistenza gelatinosa al cui interno vi sono i vari organuli che compongono la cellula: mitocondri, ribosomi, apparato di Golgi, reticolo endoplasmatico granulare (o ruvido), reticolo endoplasmatico liscio, lisosomi.

  8. CELLULA • NUCLEO • NUCLEOLO

  9. CELLULA NUCLEO Il nucleo è il centro di comando da cui partono tutti gli ordini che regolano la vita della cellula. Nelle cellule eucariotiche, esso è immerso nel citoplasma, delimitato da una membrana nucleare (detta anche cisterna perinucleare). Il nucleo è ricoperto da una membrana nucleare che permette il passaggio nel nucleo solamente a determinate sostanze. Il nucleo contiene DNA (acido deossiribonucleico), abbinato a delle proteine strutturali; questa unione forma delle lunghissime fibre dette cromatina. Durante la riproduzione cellulare, la cromatina si spiralizza, formando i cromosomi.

  10. CELLULA Il nucleolo è l'organulo responsabile della sintesi dell'RNA ribosomiale (rRNA). Si tratta di una struttura fibrosa e granulata presente in una o più copie nel nucleo cellulare della maggior parte delle cellule eucariotiche superiori, specialmente quelle che presentano una attiva sintesi proteica. Al microscopio ottico appare come un granulo rotondeggiante, non delimitato da membrana e circondato da uno strato di cromatina condensata. È costituito da tratti di DNA che codificano per l'RNA ribosomiale, da filamenti di rRNA nascenti e da proteine.

  11. DNA • L'acido desossiribonucleico o deossiribonucleico (DNA) è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi. • Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero organico costituito da monomeri chiamati nucleotidi. Tutti i nucleotidi sono costituiti da tre componenti fondamentali: • 1) un gruppo fosfato 2) il deossiribosio (zuccheropentoso) 3) base azotata che si lega al 1C’ dello zucchero deossiribosio con legame N-glicosidico. • Quattro sono le basi azotate che possono essere utilizzate nella formazione dei nucleotidi da incorporare nella molecola di DNA: le purine (adenina, guanina) e le pirimidine ( citosina, timina e uracile).

  12. DNA • Negli organismi viventi, il DNA non è quasi mai presente sotto forma di singolo filamento, ma come una coppia di filamenti saldamente associati tra loro. Essi si intrecciano tra loro a formare una struttura definita doppia elica. Ogni nucleotide è costituito da uno scheletro laterale, che ne permette il legame covalente con i nucleotidi adiacenti, e da una base azotata, che instaura legami idrogeno con la corrispondente base azotata presente sul filamento opposto.

  13. DNA • La struttura laterale del DNA è composta da unità ripetute ed alternate di gruppi fosfato e di 2-deossiribosio, uno zucchero pentoso (a cinque atomi di carbonio) che si lega ai fosfati adiacenti attraverso legami fosfodiesterici presso il terzo ed il quinto carbonio; in pratica, ogni molecola di fosfato forma un ponte molecolare collegando, attraverso legami fosfodiesterici, il carbonio in posizione 3′ di una molecola di deossiribosio con quello in posizione 5′ dello zucchero successivo. Conseguenza di questi legami asimmetrici è che ogni filamento di DNA ha un senso, determinato dalla direzione dei legami fosfodiesterici. In una doppia elica, il senso di un filamento è opposto a quello del filamento complementare

  14. CELLULA RIBOSOMI Ribosomi sono granuli scuri presenti nel citosol, sulla membrana nucleare e sul reticolo endoplasmatico rugoso (RER);sono composti da RNA ribosomiale (r-RNA) e materiale proteico. La loro funzione è quella di sintetizzare le proteine partendo da una catena di RNA messaggero (m-RNA). I ribosomi si associano quasi sempre in gruppi, denominati poliribosomi o polisomi, costituiti da 3 a 30 ribosomi legati da un esilefilamento di mRNA. Il ribosoma ha come funzione essenziale quella di leggere il messaggio proveniente dal DNA e di tradurlo, e la traduzione consiste nella sintesi di proteine.

  15. CELLULA • RETICOLO ENDOPLASMATICO RUVIDO • Il reticolo endoplasmatico ruvido è costituito da una serie di membrane piegate l'una sull'altra a formare tubuli e sacchetti (una prosecuzione della membrana nucleare), mentre il termine ruvido si riferisce al fatto che la sua superficie è punteggiata di corpiccioli, i ribosomi. Compito del ribosoma è quello di sintetizzare proteine tramite la sintesi proteica. Una volta ottenuta la proteina, questa viene racchiusa in una membrana (gemmazione della vescicola di transizione) che, trovatasi nel citoplasma può fuoriuscire dalla cellula per esocitosi, sostare nel citoplasma o andare nell'apparato di Golgi dove verrà modificata.

  16. CELLULA APPARATO DI GOLGI L' APPARATO DI GOLGI è adibito a rifinire e rendere fruibili le sostanze prodotte dai ribosomi che verranno utilizzate dalla cellula stessa o espulse. Esso è formato da sacche membranose impilate le une sulle altre, che modificano proteine e lipidi, sintetizzano carboidrati e "impacchettano" le molecole che devono essere trasportate all'esterno della cellula. Anche se può variare leggermente a seconda delle cellule studiate, in linea di massima la sua struttura è pressoché uniforme: è formato da dittiosomi, strutture formate a loro volta da sacculi appiattiti e da piccole formazioni cave, le vescicole golgiane. I sacculi sono posti gli uni sopra gli altri e possono trovarsi singolarmente nel citoplasma o associati nei cosiddetti corpi golgiani. I sacculi che si trovano localizzati in prossimità del nucleo sono detti inferiori o prossimali e costituiscono la regione cis del dittiosoma. I sacculi che invece si trovano localizzati in prossimità della superficie cellulare sono detti superiori o distali e costituiscono la regione trans dello stesso dittiosoma.

  17. APPARATO DEL GOLGI

  18. CELLULA • RETICOLO ENDOPLASMATICO LISCIO • Il reticolo endoplasmatico LISCIO è costituito da una serie di membrane piegate l'una sull'altra non guarnite di ribosomi. E’ costituito a vescicole e/o tubuli. Svolge un ruolo principale nella sintesi di lipidi, e negli epatociti è sede di processi di detossificazione farmacologica, nella sintesi di ormoni steroidei e nell’immagazzinamento di calcio nelle cellule muscolari.

  19. CELLULA LISOSOMI I lisosomi sono organuli facenti parte del citoplasma delimitati da una membrana propria di natura fosfolipidica, al cui interno sono racchiusi degli enzimiidrolitici capaci di idrolizzare, cioè di rompere i legami delle macromolecole biologiche. Sono adibiti a digerire tutte quelle sostanze inutili o dannose alla cellula. Sono presenti solo nelle cellule eucariote animali. Si trovano anche nei globuli bianchi per assolvere il compito di distruggere le macromolecole biologiche di microorganismi patogeni. Dunque i lisosomi si possono definire organuli digestivi che eliminano le sostanze di rifiuto della cellula e i microrganismi nocivi. I lisosomi si fondono con i vacuoli alimentari in ingresso e sottopongono i nutrienti all'attività digestiva degli enzimi, rendendoli così disponibili per la cellula.

  20. CELLULA PEROSSISOMA • Il perossisoma è un organellocellulare vescicolare, di circa 0,5-1 μm di diametro, ubiquitario negli eucarioti, separato dal citoplasma da una membrana, che contiene almeno 50 enzimi ossidativi. All’interno delle cellule epatiche vi possono essere fino a 600 perossisomi al cui interno è a volte rintracciabile un nucleo denso (che contiene vari enzimi urato ossidasi, catalasi, D-aminoacido ossidasi). Essi furono scoperti da Christian de Duve a seguito dei suoi studi condotti negli anni ‘60 del XX secolo. • I perossisomi esercitano molte azioni che vanno dall’ossidazione degli acidi grassi a lunga catena (detta beta-ossidazione), alla sintesi del colesterolo e degli acidi biliari nelle cellule epatiche, alla produzione di plasmalogeni, al metabolismo degli amminoacidi e delle purine ed allo smaltimento dei composti metabolici tossici. • I perossisomi elaborano al loro interno il perossido di idrogeno (H2O2), da cui presero il nome a seguito dei processi di ossidazione, catalizzati da vari enzimi (urato ossidasi, glicolato ossidasi, amminoacido ossidasi), che per svolegersi necessitano di ossigeno molecolare (O2). Il perossido di idrogeno è altamente reattivo ed ha azione ossidante per cui viene subito eliminato dall’enzima catalasi (uno dei più rappresentati) che catalizza la seguente reazione: 2 H2O2 → O2 + 2 H2O

  21. CELLULA • Mitocondrio: la Centrale d'energia • La centrale energetica della cellula è costituita dal mitocondrio (dal Greco μιτος o mitos, filo + κουδριον o khondrion, granulo). Si tratta di un organello, rilevabile in quasi tutte le cellule eucariote. Essi convertono le molecole ricavate dal cibo in energia nella forma di ATP attraverso il processo della fosforilazione ossidativa. Una cellula eucariota normalmente contiene circa 2,000 mitocondri, i quali occupano circa un quinto del suo volume totale.I mitocondri contengono un DNA mitocondriale, che è indipendente da quello situato nel nucleo della cellula. • L'Adenosintrifosfato o ATP è un ribonucleotide trifosfato formato da una base azotata, cioè l'adenina, dal ribosio, che è uno zucchero pentoso, e da tre gruppi fosfato. È uno dei reagenti necessari per la sintesi dell'RNA, ma soprattutto è una sostanza-chiave per il metabolismo energetico. Esso viene idrolizzato ad ADP (adenosindifosfato), che viene riconvertito in ATP mediante vari processi.

  22. MITOCONDRI sono 5 compartimenti distinti all'interno del mitocondrio. Vi è la membrana esterna, lo spazio intermembrana, la membrana interna, lo spazio delle creste (formate dalle inflessioni della membrana interna) e la matrice. La dimensione dei mitocondri varia da 1 a 10 micrometri. I mitocondri è come se fossero i polmoni della cellula e procurano energia a essa per la sua sopravvivenza. • Struttura del mitocondrio Ogni mitocondrio contiene una membrana esterna e una interna composte da un doppio strato fosfolipidico e proteine. Le due membrane, tuttavia, hanno proprietà differenti. A causa della sua organizzazione a doppia membrana, vi

  23. MITOCONDRI

  24. CELLULA • Funzioni del mitocondrio • Anche se è ben noto che i mitocondri convertono materiali organici in energia per la cellula sotto forma di adenosintrifosfato, essi giocano anche un ruolo fondamentale in alcune funzioni metaboliche, come: • Morte cellulare programmata grazie all'apoptosi • Proliferazione cellulare • Regolazione dello stato ossidativo della cellula • Sintesi dell'Eme • Sintesi di steroidi • Conversione dell'energia • Il ruolo più importante dei mitocondri è la produzione di ATP acronimo di adenosintrifosfato. Questo è compiuto ossidando i derivati principali della glicolisi: il piruvato e il NADH prodotti nel citoplasma. Tale processo di respirazione cellulare, nota anche come respirazione aerobica, dipende dalla presenza di ossigeno. Quando l'ossigeno scarseggia i prodotti della glicolisi vengono metabolizzati mediante la respirazione anaerobica, un processo che è indipendente dai mitocondri. La produzione di ATP dal glucosio ha un'efficienza di circa 15 volte superiore durante la respirazione aerobica rispetto a quella anaerobica.

  25. MITOCONDRI

  26. CELLULA RESPIRAZIONE CELLULARE • In biochimica si usa il termine di respirazione in senso microscopico per riferirsi ai processi molecolari che implicano consumo di O2 e formazione di CO2 da parte della cellula. La respirazione cellulare è schematizzata in tre stadi: • Glicolisi • Ciclo di Krebs • Fosforilazione ossidativa

  27. GLICOLISI • fosforilazione del glucosio: alla molecola di glucosio vengono aggiunti due gruppi fosfato, forniti da due molecole di ATP che a loro volta diventano ADP. Si forma così glucosio 1,6-difosfato;

  28. CELLULA • Nel primo stadio le molecole organiche combustibili (glucosio, acidi grassi, alcuni amminoacidi) vengono trasformate in acetil-coenzima A (acetil-CoA). • La glicolisi è una catena di reazioni che avvengono nel citoplasma dove il glucosio è degradato ed ossidato ad acido piruvico.L’acido piruvico, poi, entra nei mitocondri dove subisce una decarbossilazione ossidativa formando acetil-CoA • Nel secondo stadio l’acetil-CoA viene ossidato a CO2 attraverso il ciclo di Krebs. • Il ciclo di Krebs, o ciclo dell'acido citrico, consiste in una serie di reazioni che avvengono all'interno dei mitocondri, nello spazio della matrice. Queste reazioni sono realizzate attraverso otto tappe enzimatiche e hanno lo scopo di ossidare completamente i due carboni del gruppo acetilico dell'acetil-CoA formando due molecole di CO2 in modo però da conservare l'energia libera per la produzione di ATP.

  29. CICLO DI KREBS • PRINCIPALI REAZIONI     Al termine della glicolisi si formano due molecole di piruvato, che entrano nei mitocondri e vengono trasformate in gruppi acetilici. Ciascun gruppo acetilico, contenente due atomi di carbonio, si lega a un coenzima, formando un composto denominato acetilcoenzima A.

  30. CELLULA • La fosforilazione ossidativa costituisce la via di sintesi dell’ATP (partendo da ADP e Pi) attraverso il trasferimento di elettroni all’ossigeno ed avviene nelle creste mitocondriali. E’ la tappa finale di tutte le reazioni enzimatiche che prevedono la degradazione ossidativa dei carboidrati, degli acidi grassi e degli amminoacidi nelle cellule aerobiche.

  31. RESPIRAZIONE CELLULARE • L'energia che si ricava dalla completa demolizione di una molecola di glucosio attraverso i tre diversi stadi della respirazione cellulare (glicolisi, ciclo di Krebs e catena di trasporto di elettroni), è idealmente di 36 molecole di ATP. In realtà sono 38 le molecole nette di ATP ad essere prodotte, ma 2 di esse vengono consumate per trasportare (tramite trasporto attivo) dal citoplasma alla matrice mitocondriale le 2 molecole di NADH + H+ prodotte nella glicolisi.

  32. CICLO DI KREBS

  33. DANNO CELLULARE DANNO CELLULARE

  34. PRINCIPALI ASPETTI PATOGENETICI DEL DANNO CELLULARE Quattro sistemi sono particolarmente vulnerabili: • Integrità delle membrana plasmatica • Respirazione aerobica produzione di ATP • Sintesi di proteine enzimatiche e strutturali • Integrità del sistema genetico

  35. PRINCIPALI ASPETTI PATOGENETICI DEL DANNO CELLULARE • L’EFFETTO PATOLOGICO DIPENDE DA: • AGENTE PATOGENO: -TIPO (meccanismo d’azione, potere patogeno) - DURATA D’AZIONE - INTENSITA’ D’AZIONE • CELLULA: -Tipo - Stato nutritivo e ormonale - Capacità di risposta adattativa cellulare (antiossidanti, sistemi di detossicazione, citochine, ..)

  36. DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI • AGENTI CHIMICI • AGENTI BIOLOGICI

  37. DANNO CELLULARE • CAUSE DI DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI: RADIAZIONI IONIZZANTI RADIAZIONI ECCITANTI ALTE E BASSE TEMPERATURE CORRENTI ELETTRICHE

  38. DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI • RADIAZIONI ECCITANTI: Infrarosso, visibile, U.V. Radiazioni eccitanti:le radiazioni U.V. hanno massimo effetto biologico Gli acidi nucleici e le proteine subiscono maggiormente gli effetti di tali radiazioni. Il lontano U.V. provoca formazione di DIMERI DI TIMINA a livello del DNA. Nella cute, le cheratine, prodotte dai cheratinociti, assorbono fortemente gli U.V. impedendo di raggiungere gli stadi profondi, si ha ossidazione dei loro gruppi –SH della cisteina IPERCHERATOSI Le radizioni U.V. meno penetranti delle infrarosse, ma piu’ dannose determinano ERITEMA per liberazione locale dei mediatori dell’infiammazione.

  39. DANNO CELLULARE • RADIAZIONI IONIZZANTI: Radiazioni elettromagnetiche (raggi X, raggi gamma), radiazioni corpuscolate. • Il danno biologico consiste nell’inattivazione diretta di acidi nucleici e proteine e di effetti indiretti sui grassi insaturi delle membrane cellulari. • Le proteine vanno incontro a denaturazione con perdita della loro attività. • Il DNA puo’ subire danni a livello di un singolo o di entrambi i filamenti, con modificazione chimica delle basi (distruzione delle basi e rottura del legame zucchero-fosfato) con comparsa di mutazioni puntiformi. • Gli acidi grassi insaturi (linoleico, linolenico) vanno incontro a perossidazione. • A livello subcellulare sono colpiti maggiormente : il nucleo, i mitocondri con alterazione della fosforilazione ossidativa, blocco della sintesi proteica a livello del reticolo endoplasmatico.

  40. DANNO CELLULARE • RADIAZIONI IONIZZANTI I tessuti piu’ radiosensibili sono quelli ad alta capacità proliferativa, quali i tessuti emopoietici (midollo osseo con anemie e leucopenie rigenerative e tessuto linfatico), tessuto delle gonadi, delle mucose e dell’epidermide, i tessuti neoplastici in cui pero’ vi è impiego terapeutico delle radiazioni ionizzanti. Radiolabili sono l’occhio (cataratta), l’apparato gastroenterico, il tessuto nervoso.

  41. RADIAZIONI • USI TERAPEUTICI DELLE RADIAZIONI Tra gli usi terapeutici "d'urgenza" pensiamo al fatto che i neonati in cui si presenta un ittero (colorazione giallastra della pelle dovuta alla presenza in quantita' eccessiva di bilirubina, una specie di "scarto" tossico della continua rigenerazione del sangue) vengono messi in un'incubatrice speciale con lampade a raggi ultravioletti (radiazioni eccitanti) le quali stimolano un rapidissimo riassorbimento dell'ittero, con l'eliminazione del rischio di danni connessi alla tossicita' della bilirubina (danni cerebrali).

  42. RADIAZIONI • USI TERAPEUTICI DELLE RADIAZIONI • Onde elettromagnetiche di frequenza elevatissima (infrarosso o visibile) emesse da un laser vengono usate ad esempio per la saldatura della retina e per vari interventi di precisione sull'occhio ma anche su altri organi (laserterapia). • Un'altra branca terapica (complessa e molto in evoluzione) e' quella della radioterapia, dai molteplici utilizzi. In questo caso le onde elettromagnetiche hanno frequenze elevatissime e sono caratterizzate da una grande capacita' di alterazione dei tessuti e delle molecole (ionizzazione). Si tratta di onde elettromagnetiche che hanno anche caratteristica corpuscolare, in quanto sono caratterizzate dall'emissione di particelle elementari (protoni, elettroni, neutroni) . Vengono utilizzate per la cura dei tumori.

  43. DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI • ALTE TEMPERATURE: • USTIONE DI I°-II°-III° e IV° GRADO USTIONI I° GRADO: Eritema dovuto ad iperemia attiva . Liberazione dei mediatori dell’infiammazione EDEMA riparazione rapida con LIEVE IPERPIGMENTAZIONE. USTIONI II°GRADO: Se lo stimolo termico è piu’ intenso e prolungato si ha lo stesso quadro come sopra piu’ la formazione di bolle o flittene causate da aumento della permeabilità vascolare, con fuoriuscita dai vasi di acqua, sali minerali, fibrinogeno. La riparazione è piu’ lunga ma abbastaza rapida; possibilità di penetrazione di batteri, perdita di liquido per evaporazione o rottura di flittenedesquamazione  IPERPIGMENTAZIONE.

  44. DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI • ALTE TEMPERATURE: USTIONI III°GRADO: Necrosi dei tessuti colpiti. Le zone necrotiche esposte all’aria disseccano e formano le escare. Alla caduta delle escare sulla zona lesa compare tessuto di granulazione in attiva rigenerazione. USTIONI IV°GRADO: Carbonizzazione dei tessuti.

  45. DANNO CELLULARE • BASSE TEMPERATURE: EFFETTI LOCALI • CONGELAMENTO: I°, II°, III°, IV° grado. • I° grado : Gelone. Inizialmente, ischemia locale da vasocostrizione per minore dispersione di calore cui segue flogosi. Cianosi da stasi venosa. Perdita nella zona congelata della sensibilità al dolore e al calore. • II° grado: PIEDE DA TRINCEA con trombosi e proliferazione dell’intima con difetti di circolazioneipossia, flogosi essudativabolle e flittene, necrosi superficiale del tessuto colpito e perdita definitiva della sensibilità. • III° grado: NECROSI non solo dei tessuti superficiali (cutanei) ma anche dei piani muscolari, e finanche il tessuto osseo. • IV° grado: NECROSI + GANGRENA UMIDA dovuta all’impianto di germi patogeni sulla zona necrotica e conseguente colliquazione e perdita di sostanza nella zona colpita.

  46. DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI: • BASSE TEMPERATURE: EFFETTI SISTEMICI • ASSIDERAMENTO: Complesso di lesioni provocate dall’esposizione a una temperatura ambientale estremamente bassa cosicche’ l’organismo non è capace di sfruttare i propri meccanismi termoregolatori. Oltre ai danni tissutali comporta nei casi estremi, un progressivo rallentamento della circolazione ematica con riduzione della pressione, del volume totale ematico, e per il passaggio dei liquidi nei tessuti e riduzione della filtrazione renale fino a causare la morte. Quando i centri corticali raggiungono i 32 °C si instaura la NARCOSI DA FREDDO, sotto i 28°C, PARALISI VASOMOTORIA a causa dell’arresto dei centri regolatori, sotto i 27°C FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE con BLOCCO CARDIACO.

  47. DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI: • ALTE TEMPERATURE: EFFETTI SISTEMICI • COLPO DI SOLE

  48. DANNO CELLULARE • COLPO DI SOLE • E’ causato dall’esposizione prolungata dei raggi solari a capo scoperto, con grave sintomatologia consistente in cefalea, delirio, allucinazioni. Caratteristica del colpo di sole è la scottatura di I e II grado e conseguente eritema. • Abnorme permeabilizzazione dei capillari aumentata quantità di liquor nei ventricoli e negli spazi subaracnoidei sintomi cerebrali e meningei  in casi gravi, morte. • Incidenza maggiore nei paesi tropicali, la copertura del capo con caschi di sughero costituisce un sicuro mezzo preventivo.

  49. DANNO CELLULARE • CAUSE DI DANNO CELLULARE • AGENTI FISICI: ELETTRICITA’ Le correnti di basso voltaggio e debole intensità non sono causa di malattia, ma svolgono effetti fisiologici (ad es. stimolazione dei muscoli e dei nevi). I fenomeni morbosi prodotti dalla corrente elettrica si verificano quando il nostro corpo è attraversato dalla corrente. Le singole parti dell’organismo offrono resistenza elettrica differente . I lipidi delle membrane cellulari si oppongono al passaggio di corrente elettrica. Il sangue ha un’ elevata conducibilità (presenza di acqua), per cui organi molto vascolarizzati offrono poca resistenza. Anche i muscoli sono buoni conduttori di elettricità ; il cuore viene facilmente attraversato dalla corrente elettrica. La cute ha alta resistenza elettrica che diminuisce a seconda del grado di umidità superficiale. IL PASSAGGIO DELLA CORRENTE ELETTRICA NEL CORPO UMANO DETERMINA MIGRAZIONE DEGLI IONI PRESENTI A LIVELLO INTRA-ED EXTRACELLULARE

  50. CORRENTE ELETTRICA L'intensità di corrente elettrica, indicata usualmente col simbolo I, è stata assunta come grandezza fondamentale nel sistema internazionale SI. La sua unità di misura è l'ampere (simbolo A). Da essa si ricava l'unità di misura di carica elettrica, il coulomb, che corrisponde alla carica elettrica che fluisce con una corrente (costante) di un Ampere per un secondo. La corrente si divide in corrente alternata e corrente continua. La corrente continua è sempre costante e ha un unico verso di percorrenza. La corrente alternata è variabile e non ha un unico verso di percorrenza.

More Related