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ARIOCARPUS

ARIOCARPUS. Introduzione.

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ARIOCARPUS

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Presentation Transcript


  1. ARIOCARPUS

  2. Introduzione • Il genere Ariocarpus divide molto gli appassionati cactofili in quanto ad alcuni appaiono come piante che sembrano rinsecchite, molto sofferenti,quasi prive di vita mentre altri coltivatori traggono una grande passione nel vedere proprio questo aspetto sofferente che però nel periodo di settembre-ottobre sembra rinascere e da vita ad una stupenda fioritura. • Normalmente nelle collezioni amatorialinon sono molto rappresentati a causa della loro proverbiale lentezza di crescita, della nomea di essere piante difficili da coltivare ed anche dal loro costo nel caso di esemplari adulti di non facile reperibilità. • Il genere Ariocarpus risulta costituito da piante di dimensioni medio-piccole molto attraenti e molto ricercate dai collezionisti nella flora sud-ovest del Texas e degli stati del nord e centro Messico. • Sono piante con un fusto poco sviluppato con caratteristiche mimetiche molto accentuate. • Hanno tutte una grossa radice a forma di rapache può essere di dimensioni più grandi della parte aerea; quest’ultima è costituita da una serie di tubercoli, di varia forma e dimensioni, più o meno addossati gli uni sugli altri, in alcuni casi con lanugine sia alla base che all’apice. • Le spine sono assenti nelle piante adulte tranne che in ariocarpus agavoides e confusus. • In ogni caso sono tutte piante a crescita lenta di non facile coltivazione per i princianti, soprattutto se non vengono rispettate determinate condizioni relativamente al terriccio, all’esposizione, alle annaffiature e se non viene posta attenzione ai rinvasi questa è una questione molto importante.

  3. Introduzione Introduzione • Nonostante le apparenti difficoltà, derivanti da valutazioni e da modi di coltivazione errati all’inizio della loro coltivazione, quando queste piante vennero importate dai siti in cui vivevano, ma soprattutto a causa del fatto che le prime piante coltivate in Europa erano appunto piante che venivano estirpate in habitat e stavano in giro mesi, prima di essere ripiantate, di conseguenza la maggior parte delle stesse non arrivava alla fioritura. • Non si può assolutamente dire che queste siano piante difficili. • Anzi sono piante molto robuste e rustiche, se adattate all’ambiente in cui vengono coltivate e soprattutto se si usano determinati tipi di terriccio con adeguati cicli di annaffiature e sospensione delle stesse. • Soprattutto partendo dalla semina in loco. • Avremo piante molto robuste anche se lente che ci ripagheranno della pazienza che avremo dedicato loro. • L’atteggiamento verso queste splendide Cactaceae dovrebbe essere quello Zen, che i coltivatori di bonsai dedicano alla loro passione.

  4. Breve cronistoria tassonomica • Fino a qualche anno addietro era suddiviso in alcune specie che negli ultimi anni si sono moltiplicate a seguito delle revisioni apportate da vari ricercatori e botanici (sposate in pieno stile da noti vivaisti), che hanno creato non poca confusione negli appassionati di tale genere. • Nel 1838 Michael Scheidweiler , botanico Tedesco, pubblica la descrizione di una nuova pianta, creando appositamente il nuovo genere “Ariocarpus”: la pianta in questione viene chiamata Ariocarpus retusus. • Poco tempo dopo Charles Lemaire, riceve una pianta della stessa partita che descrive nel 1839 con il nome di“Anhalonium prismaticum”. • Alla fine del secolo (1898) viene accettato il genere ariocarpus a seguito delle regole che stabiliscono le priorità nel Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica (ICBN) pur avendo avuto successivamente luogo, a seguito della scoperta di nuove specie, delle divisioni in Roseocactus, Neogomesia e Ariocarpus; oggi il tutto viene riportato al genere primario, nonostante molti botanici europei abbiano creato una moltitudine di specie e sottospecie.

  5. Una prima nomenclatura • Fino al 1996 erano riconosciute le seguenti specie: • agavoides • bravoanus • fissuratus • fissuratus var. lloydii • fissuratus var. hintonii • fissuratus var. intermedius • kotschoubeyanus • kotschoubeyanus var.elephantidens nome nudum • kotschoubeyanus var.albiflorus • kotschoubeyanus var.macdowellii • retusus • retusus var. furfuraceus • trigonus • scapharostrus (corretto in scaphirostris da Hunt nel 1992)

  6. Nomenclature successive • Una successiva revisione, pubblicata su Haseltonia 1997 da E.F.Anderson e W.A.Fitz Maurice, cambiò la situazione in: • agavoides • bravoanus ssp.bravoanus • bravoanus ssp.hintonii • fissuratus • kotschoubeyanus • retusus subsp. retusus • retusus subsp. trigonus • scaphirostris

  7. Nomenclature successive • L’anno seguente Josef Halda pubblicò una nuova revisione con la collaborazione di due noti ricercatori e vivaisti (Ladislav Horacek e Paolino Panarotto), ampliando quella sopracitata mediante l’aggiunta di nuove specie e la creazione di una miriade di subspecie. • confusus (ex trigonus forma Aramberri, NL) • fissuratus ssp. pailanus • kotschoubeyanus ssp.sladkovski • kotschoubeyanus ssp.bravoanus • kotschoubeyanus ssp.neotulensis (ex albiflorus) • kotschoubeyanus ssp.macdowellii • scapharostrus ssp.swobodae • kotschoubeyanus ssp.skarupkeanus (ex elephantidens) • kotschoubeyanus ssp.agavoides • retusus ssp.horacekii • retusus ssp.jarmilae • retusus ssp.panarottoi • retusus ssp.sladkovskyi • retusus ssp.scapharostroides • retusus ssp.trigonus var. horacekii .

  8. Distribuzione • Gli Ariocarpus hanno una distribuzione ampia nell’ambito del deserto di Chihuahua e delle sue zone adiacenti che comprende il sud-ovest del Texas fino al Messico centro-settentrionale

  9. Habitat • Habitat:Crescono in zone semi aride in abbinamento a vegetazione bassa, piccoli cespugli ed altre piante succulente mentre alcuni crescono nelle steppe in zone di alta quota oppure in foreste decidue a bassa quota e le altitudini variano da qualche centinaio di metri fino ed oltre i 2000 metri. • . Per il fatto che le nubi provenienti dal mare si scaricano prima di arrivare sulle sierras dove vivono gli Ariocarpus, la piovosità media è molto bassa intorno ai 60 mm l’anno per raggiungere in anni di particolare piovosità i 160 mm ma questo accade molto raramente

  10. Habitat • Queste piante sono elencate in Appendice 1 della Convenzione internazionale di Waschington sul commercio internazionale di specie animali e vegetali in pericolo di estinzione CITES Praticamente appartengono alla categoria con la maggiore protezione.

  11. ARIOCARPUS IN HABITAT

  12. ARIOCARPUS IN HABITAT

  13. ARIOCARPUS AGAVOIDES

  14. ARIOCARPUS SCAPHIROSTRIS

  15. ARIOCARPUS RETUSUSssp. retusus

  16. ARIOCARPUS RETUSUSssp. retusus 30 Km da Nunez SLP

  17. ARIOCARPUS TRIGONUSv. confusus A nord di Aramberri NL

  18. ARIOCARPUS RETUSUSv. Dr.Arrojo

  19. ARIOCARPUS RETUSUSv. San Roberto

  20. ARIOCARPUS RETUSUSv. longiareolatus

  21. ARIOCARPUS RETUSUSv. elongatus

  22. ARIOCARPUS RETUSUSv. furfuraceus

  23. ARIOCARPUS RETUSUS ssp. trigonus

  24. ARIOCARPUS TRIGONUSPAN.285 (Jaumave, Tamaulipas )

  25. ARIOCARPUS FISSURATUS

  26. ARIOCARPUS BRAVOANUSssp. hintonii

  27. ARIOCARPUS BRAVOANUSssp. bravoanus

  28. ARIOCARPUS FISSURATUSv. lloydii

  29. Rugosità e fissurazioni un modo per convogliare l’acqua e per proteggersi dal sole Note: • Molte specie di Ariocarpus sono dotati di tubercoli fissurati o rugosi con rilievi evidenti o finemente istoriati • Dopo anni di coltivazione in suoli calcarei, queste fissurazioni tendono a riempirsi di depositi minerali senza che le piante ne soffrano apparentemente • Anche l’unico Ariocarpus ad epidermide liscia come l’A. retusus ssp. retusus, sembra presentare una fine rugosità. che promuove la formazione di concrezioni minerali senza dubbio capaci di assolvere a funzioni protettive come la schermatura dai raggi solari • Quelle fessurazioni tanto carateristiche nel complesso fissuratus , servirebbero anche a convogliare le goccioline di umidità attraverso i canali che solcano tutto il tubercolo verso il centro della pianta assolvendo così al mantenimento di una certa quantità di umidità, sufficiente a fare sopravvivere le stesse nei periodi di più scarsa umidità.

  30. Rugosità e fissurazioni ARIOCARPUS FISSURATUS

  31. Rugosità e fissurazioni

  32. ARIOCARPUS KOTSCHOUBEYANUSv. albiflora

  33. ARIOCARPUS KOTSCHOUBEYANUSv. macdowellii

  34. Propagazione Ariocarpus kotschoubeyanus Ariocarpus fissuratus Ariocarpus agavoides Ariocarpus bravoanus ssp.. hintonii Ariocarpus scaphirostris Ariocarpus retusus

  35. Propagazione • Oltre ad acquistare piante già formate, risparmiando tempo (a causa della proverbiale lentezza di crescita di queste piante partendo dalla semina) e disponendo di una buona scelta di piante presso i vivaisti (soprattutto piante di piccole e medie dimensioni a seconda delle specie) il sistema migliore di propagazione rimane la semina. • Occorre innanzitutto avere pazienza quando si seminano gli Ariocarpus perché le piantine hanno una crescita lenta anche se i semi normalmente hanno una buona germinabilità (soprattutto se non troppo vecchi come raccolta o se autoprodotti da impollinazione di nostre piante, minimo 2 della stessa specie , in quanto sono autosterili). • Ricordiamoci di proteggere le nostre piante se fioriscono contemporaneamente specie diverse altrimenti a causa degli insetti di impollinatori (api) o del vento, rischiamo di avere degli ibridi. • Oggi i semi si reperiscono con facilità tramite molti rivenditori specializzati. • Oltre che da seme, Gli Ariocarpus si possono propagare anche da singolo tubercolo Periodo semina: • La semina si può effettuare tramite un germinatoio (in qualsiasi momento dell’anno) oppure in primavera inoltrata quando le temperature notturne non scendono sotto i 17-18° meglio 20° (dalla metà-fine Aprile Maggio inoltrato) in ambiente luminoso ma non al sole diretto • Al nord non conviene seminare in luce naturale oltre una certa data (inizio Giugno) in quanto poi non rimarrebbe il tempo per la crescita delle plantule che dovranno affrontare l’inverno successivo

  36. Semina Anche se c’è chi sconsiglia il metodo della sterilizzazione per non eliminare gli organismi antagonisti, io preferisco sterilizzare tutti i materiali usati per la semina • Il terriccioche normalmente uso per la semina è composto da : • 30 % lapillo setacciato ed esattamente quello che passa dalle maglie del setaccio da 2 mm; • 30 % pomice della stessa granulometria del lapillo. • 30 % terriccio per cactaceae • 10 % sabbia vagliata con granulometria da 1/2 mm • Il tutto, lo inumidisco per poi sterilizzarlo in forno a 120/140° per 45 minuti . • Questo serve ad eliminare organismi patogeni come alghe, muffe ed eventuali larve o uova di insetti dannosi alle giovani plantule • Non uso in questa fase sostanze chimiche come antimuffe o insetticidi per limitare la dispersione in ambiente di queste sostanze • Questo metodo, serve a prevenire almeno finchè i contenitori sono nei sacchetti, il formarsi di alghe e muffe che coprirebbero le plantule soffocandole

  37. SEMENZALI DI 1 ANNO ARIOCARPUS FISSURATUS ARIOCARPUS RETUSUS

  38. SEMENZALI DI 2 ANNI

  39. Semina I contenitori e i segna nomi: • li steilizzo anch’essi, ma con acqua calda e candeggina, lasciandoli a bagno per 1h per poi risciacquarli accuratamente • Come contenitori uso sottovasi da cm 25 x 15 alti due cm che divido con i segna nomi e che preventivamente foro sul fondo per permettere l’assorbimento dell’acqua e lo scolo della stessa in eccesso. • Come contenitori, si può usare di tutto, a piacere, L’importante è la sterilizzazione • Sul fondo del vaso di semina utilizzo un riquadro di rete plastificata fine (tipo zanzariera) in modo tale da sfruttare con più terriccio il vaso. • Come segna nomi uso le stesse targhette plastificate che utilizzo per le piante adulte. La semina: • Una volta riempiti i contenitori di semina lasciando 1/2 cm. di spazio tra il terriccio e il bordo del contenitore per permettere la crescita delle piantine, li inserisco in una bacinella in modo tale che l’acqua arrivi fino ad una certa altezza dei contenitori, circa la metà e questi iniziano ad assorbire acqua dal basso. • Quando il terriccio è completamente bagnato sollevo i vasetti e lascio scolare l’acqua in eccesso. Poi comincio a spargere sul terriccio superficiale i semi senza coprirli ed inserisco le targhette con i dati di semina che fanno anche da separatori. • Non semino altre specie di cactaceae negli stessi contenitori degli Ariocarpus in quanto le diverse velocità di crescita impedirebbero rinvasi simultanei delle diverse specie

  40. Semina La copertura dei contenitori • Finita la semina metto i contenitori dentro un sacchetto di plastica trasparente tipo quello per alimenti chiudendo lo stesso con il lacceto in dotazione o con scotch • Da questo momento inizia l’ attesa della germinazione che normalmente avviene in circa 2 settimane. • I contenitori con le semine vanno tenuti in luce filtrata ma è bene abituare un poco alla volta, dopo la germinazione, le piantine ad una maggiore intensità di luce. Inizia il ciclo asciutto bagnato • Quando nascono le prime spinette biancheè il momento di togliere i contenitori dal sacchetto . • Si lasceranno asciugare una prima volta e dopo qualche giorno si potranno ribagnare sempre per immersione cercando di non mettere troppa acqua nella bacinella altrimenti le piccole piantine si staccano dal terriccio e galleggiano per la spinta dell’acqua dal basso. • E’ bene abituare da subito le plantule alla dura vita delle piante grasse, cioè il terriccio va sempre fatto asciugare prima di ribagnare, magari aspettando anche un giorno prima di rifare questa operazione e lasciando le piantine un po’ a secco, questo sistema non fa altro che abituarle ed irrobustirle • All’occorrenza, se si notano formazioni di alghe e muffe è bene sciogliere nell’acqua un fungicida e preventivamente un’insetticida. Dopo qualche mese, se le piantine saranno sviluppate con un paio di tubercoli messi si può dare una leggerissima concimata.

  41. Semina Il ripicchettaggio • Normalmente trapianto l’anno successivo a Gennaio/Febbraio per evitare stress da caldo. • Anche se i vari esperti consigliano di fare questa operazione dopo 2/3 anni • Secondo me la piantina si è già formata e sopporta bene il trapianto anche alla luce del fatto che il periodo di trapianto non è caldo e ha tutto il tempo per riprendersi prima dei caldi estivi, il trapianto, lo effettuo in contenitori più grandi, creando una serie di file orizzontali e inserendo le targhette con il nome della specie e la data del primo trapianto oltre che quella della semina • In questi contenitori le piante staranno comodamente per qualche anno senza il bisogno di rinvasarle ed avranno a disposizione abbastanza terra per far sviluppare in lunghezza la loro radice napiforme in quanto questi contenitori sono in genere alti 10-12 cm. • Il terriccio utilizzato nei nuovi contenitori avrà una composizione un po diversa da quello di semina in quanto utilizzo 30% di lapillo fine con granulometria fino a 4 mm. un 30% di pomice della stessa granulometria del lapilo un 20 % di terriccio per cactaceae 20% Sabbia vagliata • Rispetto alla semina ho diminuito il terriccio fertile di un 10% e incrementato il materiale drenate, usando ormai il terriccio che si avvicina a quello che uso per le piante adulte • Utilizzo uno strato di lapillo più fine, ca. 2 mm da mettere in superficie in modo tale che il colletto delle piccole piantine rimanga a contatto con il lapillo stesso. • QUESTO EVITA O DIMINUISCE DI MOLTO IL RISCHIO DI MARCIUME DEL COLLETTO

  42. Note di coltivazione • Al contrario del pensiero diffuso circa la difficoltà di coltivare ariocarpus è , in parte, da sfatare questa diceria in quanto sono piante robuste, che resistono bene alla siccità ed anche al freddo soprattutto in ambiente con bassa umidità invernale. • Occorre prestare invece molta attenzione al momento, sempre stressante per qualsiasi genere, del rinvaso in quanto va fatto con calma, con bastoncini dalla punta arrotondata per togliere un poco di terra (se necessario) e soprattutto evitare di bucare in qualche punto la grossa radice napiforme che causerebbe la fuoriuscita di una mucillagine interna alla radice formata tra l’altro da piccole concentrazione di alcaloidi e che contiene le sostanze nutritive e di riserva per i periodi di stasi. • Gli Ariocarpus sono piante che non stanno ferme neanche quando c’è il cosiddetto periodo di estivazione e in primavera i primi sintomi della nuova ripresa della vegetazione si notano osservando soprattutto i tubercoli centrali che prendono un colore verde alla loro base, questo è il sintomo che la pianta vegeta e cresce normalmente con il clima della Lombardia questo succede più o meno nel mese di Aprile, poi dipende dall’andamento stagionale.

  43. Note di coltivazione • Inizio il ciclo delle annaffiature ad Aprile e per quanto riguarda l’intervallo tra una annaffiatura e l’altra normalmente effettuo le stesse ogni 15 gg da Aprile alla metà di Giugno per poi passare nel periodo più caldo ad annaffiare ogni 7 gg non sospendendo mai le annaffiature neanche nei mesi di Luglio ed Agosto per poi sospenderle definitivamente alla fine Settembre onde preparare le piante al riposo invernale. • Quando effettuo una annaffiatura, la effettuo con abbondanza di acqua in modo tale da bagnare perfettamente tutto il pane di terra cercando di non bagnare la pianta • Dopo la fine delle annaffiature inizia la fioritura, i primi sono i bravoanus ssp. hintonii, questo è il periodo valido per noi per iniziare a fare le impollinazioni tra piante della stessa specie. • Negli Ariocarpus le parti delicate della pianta risultano essere le radici e il fusto (CAUDICE) in quanto sono maggiormente sensibili ai marciumi causati da eccessivi ristagni di acqua e umido. • Pertanto occorre prestare attenzione nella scelta dei materiali per comporre i terricci, effettuare dei trattamenti fito sanitari preventivi ed eventualmente un paio di fertilizzazioni.

  44. Fusto ( Caudice ) • Le radici sono appunto la parte più importante e delicata negli Ariocarpus • Non si può però parlare prettamente di radici come comunemente si intende • Le radici degli Ariocarpus si possono a tutti gli effetti considerare Caudici. • Sono infatti come grosserape, le radici degli Ariocarpus derivano dalla fusione della radice primaria con il fusto, dando origine ad un caudice vero e proprio. • Il caudice è ricco di una mucillaggine idrofila,che permette alla pianta di immagazzinare grandi quantità di acqua per poi servirsene all’occorrenza. • Per questo quando si rinvasano gli Ariocarpus è necessaria molta attenzione affinchè non si rompano le radici o peggio si danneggi il caudex, lasciando poi asciugare accuratamente prima di rinvasare

  45. Fusto ( Caudice ) • Sconsiglio normalmente, di innestare queste piante se non per necessità estreme o per velocizzare in alcuni casi lo sviluppo delle stesse per ottenere semi in fretta • Mediante l’innesto il caudice viene eliminato e con esso la possibilità della pianta di assolvere alle funzioni fisiologiche in modo naturale. • Questa situazione è mal sopportata dalla pianta che si vede costretta a rigenerare il caudice nonostante sia innestata. • Questo si risolve in due modi, o la parte inferiore del fusto si rigonfia e torna ad emettere radici affrancandosi, oppure la parte aerea abbandona la sua forma naturale sferico depressa e assume una crescita sferico colonnare totalmente atipica di questa specie, causato dalla necessità di concentrare nella parte innestata i tessuti succulenti e le camere mucillaginose • Nonostante sia poi possibile riaffrancare le piante, non avranno mai più l’aspetto naturale e le radici non riassumeranno più li tipico portamento napiforme delle piante franche

  46. ARIOCARPUS RETUSUSv. retusus (innestato)

  47. Fusto ( Caudice ) Pianta con radice (caudice) naturale Pianta innestata e sucessivamente affrancata

  48. Fusto ( Caudice )

  49. Note di coltivazione Vasi: • Come contenitori conviene scegliere tra i vasi, quadrati o rotondi, di plastica morbida che hanno una notevole durata evitando quelli di terracotta che risultano essere pesanti ed a causa del richiamo laterale di acqua tende a far sì che le radici sottili si concentrino sulla parete del vaso, con conseguente stress idrico, male utilizzazione del pane di terra e bruciature dei peli radicali deputati all’assorbimento idrico a causa dell’arroventamento delle pareti del vaso. • Conviene scegliere misure in cui sia predominante l’altezza rispetto alla larghezza (per esempio 9 x 9 x 13) in modo tale che le radici si sviluppino anche in lunghezza senza dover essere costrette a compiere movimenti circolari su se stesse. • La plastica morbida permette inoltre alla grossa radice di non rimanere stretta nel vaso ma in fase di sviluppo lascia alla stessala possibilità di deformare il vaso stesso e questo ci aiuta a capire che è arrivato il momento di rinvasare in un vaso più appropriato. Substrato colturale: • Qui rischiamo di toccare un argomento minato in quanto ogni coltivatore ritiene che la sua miscela sia il top per quel genere di piante e pertanto non è facile consigliare un mix piuttosto che un altro. • Occorre tenere presente l’importanza che assumono determinate variabili tipo la locazione delle piante, se stanno all’aperto in un terrazzo molto ventilato oppure dentro una serra , se stanno al sole diretto o in parziale ombra, l’umidità relativa dell’aria, e soprattutto in quale zona d’Italia vengono coltivate.

  50. Note di coltivazione • Nel caso di questo genere una cosa fondamentale è la permeabilità all’acqua in modo tale da non creare mai ristagni pericolosi. • Ci sono dei bravi coltivatori che per ricreare un substrato molto simile a quello in habitat utilizzano la • marna grigia, una roccia friabile composta da argilla ricca di calcare e la utilizzano pura, non in miscela con altri prodotti. • Altri ancora utilizzano 1/3 di terra di campo argillosa o in alternativa del terriccio universale torboso, 1/3 di pomice o sabbia di fiume o ghiaino ed 1/3 di lapillo o pozzolana ed anche questo è una buona miscela con materiale di facile reperibilità. • Personalmente utilizzo terriccio così composto: 30 % da lapillo granulometria 2 ÷ 6 mm. • 20% akadama, 30% pomice identica al lapillo. 10% terricio pronto il meno torboso possibile, da preferire quello con sabbia e per il 10% rimanente utilizzo sabbia vagliata con granulometria 1/2 mm. Come si può notare c’è un’ulteriore riduzione di materia organica e il terriccio è minerale al 90% • Andrebbe meglio un terriccio minerale al 100% ma questo comporterebbe il fatto di concimare. • Come copertura uso il solito lapillo rosso attorno al colletto della pianta • Questo mix lo utilizzo per gli Ariocarpus medi e grandi mentre per quelli piccoli in accrescimento aumento la parte fertile con terriccio pronto per cactaceae in modo tale da mantenere un poco di umidità nel terriccio che aiuta lo sviluppo delle giovani piante.

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