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Un viaggio nella letteratura tra cibo e banchetti …

Un viaggio nella letteratura tra cibo e banchetti … . La “miseria” della cena di Trimalcione …

barrington
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Un viaggio nella letteratura tra cibo e banchetti …

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Presentation Transcript


  1. Un viaggio nella letteratura tra cibo e banchetti …

  2. La “miseria” della cena di Trimalcione … […]Fu servito comunque un antipasto di gran classe, che tutti ormai erano a tavola, all'infuori di lui, Trimalcione, al quale in nuova usanza era riservato il primo posto.Quanto al vassoio, vi campeggiava un asinello in corinzio con bisaccia, che aveva olivebianche in una tasca, nere nell'altra.Ricoprivano l'asinello due piatti, su cui in margine stava scritto  il nome di Trimalcione e il peso dell'argento. E vi avevano saldato ancora dei ponticelli, che sostenevano ghiri cosparsi di miele e papavero. E c'erano dei salsicciotti a sfrigolare su una graticola d'argento, e sotto la graticola susine di Siria con chicchi di melagrana. […] Trimalcione volge il capo, e « Amici, - dice, - uova di pavone ho fatto mettere sotto la gallina. Ma ho paura, per bacco, che ci sia già la famiglia! Ad ogni modo, proviamo se sono ancora da bere. Si, si possono bere ». Riceviamo dei cucchiaini da mezza libra almeno e rompiamo quelle uova rivestite di pasta frolla. Io però fui a un pelo dal gettar via la mia porzione, ché in effetto mi pareva ci fosse già il pulcino. Ma poi, quanto sento da un commensale di vecchia data « Qui dev'esserci qualcosa di buono », frugo con la mano dentro il guscio e trovo immerso nel tuorlo pepato un beccafico bello grasso.

  3. […] Agli applausi tenne dietro una portata non grandiosa certo come ce l'aspettavamo, ma il suo aspetto bizzarro attirò l'attenzione generale. Si trattava di un'alzata rotonda, che aveva disposti in giro i dodici segni, su ciascuno dei quali l'imbanditore aveva collocato quel cibo che meglio si adattava al soggetto: sull'Ariete ceci arietini, sul Toro un pezzo di manzo, sui Gemelli testicoli e rognoni, sul Cancro una corona, sul Leone un fico d'Africa, sulla Vergine una vulvetta, sulla Libra una bilancia, con una focaccia al cacio in un piatto e una al miele nell'altro, sullo Scorpione un pesciolino di mare, sul Sagittario un occhiofisso, sul Capricorno un'aragosta, sull'Acquario un'oca, sui Pesci un par di triglie.Nel mezzo poi una zolla strappata con l'erba sosteneva un favo.Un valletto egizio faceva girare del pane in una teglia d'argento... ed anche lui con voce cavernosa storpiò un'aria del mimo « Il mercante di silfio ».Poiché noi ci accostavamo un po' ingrugniti a cibi così ordinari, « Vi prego, - fece Trimalcione, - pranziamo: qui c'è il sugo del pranzo ». Petronio,Satyricon, I secolo d. C.

  4. Un ricettario … dei tempi antichi … De re coquinaria rappresenta un testo classico della letteratura gastronomica romana. Probabilmente l’opera originale era composta da due diversi volumi, uno dedicato alla cucina in generale e l’altro alle salse, poi condensati dai successivi trascrittori in una solo libro contenente ca. 468 ricette. Di queste preparazioni solo ca. 300 deriverebbero dai testi di base, mentre le altre proverrebbero da volumi che si occupavano di agricoltura, medicina e dietetica, a disposizione dei vari amanuensi che durante il Medioevo trascrissero il De re coquinaria.Di fatto, per preparare le ricette consigliate nella raccolta sono necessari otto o nove ingredienti, e di questi vengono utilizzati come base gli stessi dieci, in ordine di frequenza: pepe, garum, olio, miele, levistico, aceto, vino, cumino, ruta, coriandolo.Alcuni ricercatori ritengono che Apicio, colui che scrisse o fece scrivere il De re coquinaria, non si identifichi in una sola figura, ma in tre persone vissute durante epoche diverse. Apicio, De re coquinaria, 385 d.C. circa

  5. La cucina dei Malavoglia … Pensiamo a quel pane reso “verde” dalla muffa che consuma il povero Jeli al seguito di un gregge che non è il suo. Pensiamo alla mitica zuppa di fave, il cui profumo pervade non soltanto le novelle "rusticane", ma anche i due romanzi, I Malavoglia e Mastro Don Gesualdo. Un cibo, questo, quasi "trasversale", che accomuna un povero cristo come Alfio Mosca ad un arricchito Don Gesualdo Motta. Per non parlare delle tanto amate acciughe,  cibo cult che i  Malavoglia sognavano nelle lunghe annate di carestia.  Fave, cipolle, acciughe, verdure, pane "nero" sembrano i grani di un rosario profano che ripeteva sempre la stessa triste litania alimentare. Giovanni Verga, I Malavoglia, Milano, Treves, 1881

  6. …L'oro brunito dell'involucro, la fraganza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall'interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l'estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio… Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il gattopardo, Milano, Feltrinelli, 1989

  7. Nel 1996, Antonio Tabucchi scriveva … “Quel sabato mattina, a mezzogiorno in punto, sostiene Pereira, il telefono squillò. Quel giorno Pereira non si era portato in redazione il suo pane e frittata, da una parte perché tentava di saltare ogni tanto un pasto come gli aveva consigliato il cardiologo, d'altra parte perché, se non avesse resistito alla fame, avrebbe sempre potuto mangiare un'omelette al CaféOrquìdea. “ Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira: una testimonianza, Milano, Feltrinelli, 1996

  8. E nella poesia …

  9. Le golose […] Io sono innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie. Signore e signorine - le dita senza guanto - scelgon la pasta. Quanto ritornano bambine! Perché nïun le veda, volgon le spalle, in fretta, sollevan la veletta, divorano la preda. Guido Gozzano, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1980

  10. I frutti […] lì a Frascati i muri bucherellati dalla morte, gli occhi della guerra alle finestre, però la pace mi riceveva con un sapore d'olio e di vino, mentre tutto era semplice come il paese che mi offriva il suo tesoro verde: le piccole olive, freschezza, sapore puro, misura deliziosa, capezzolo del giorno azzurro, amore terrestre. Pablo Neruda, L'uva e il vento: poesie italiane, Firenze, Passigli, 2004

  11. Giulia Pappalardo • Corso di Laurea in Scienze dell’ Alimentazione e della • Nutrizione Umana • AA 2009/2010 • Sitografia: • http://www.leoneverde.it/scheda.asp?IDV=1350 • http://www.bibliotecasalaborsa.it/bibliografie/2022 • ( visitati entrambi il 29/04/2010 )

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