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Gli anziani e il medico di famiglia

Gli anziani in Italia. L'Italia, dopo il Giappone, ? la seconda nazione al mondo per invecchiamento della popolazione.Il 17,9% della popolazione ? over 65 anni (11 milioni)Di questi 11 milioni il 20% ? in condizioni di disabilit? parziale, il 5% ? in condizioni di disabilit? grave.Rapporto anzian

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Gli anziani e il medico di famiglia

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Presentation Transcript


    1. Gli anziani e il medico di famiglia Modelli assistenziali e rapporto di fiducia dott. Guido Marinoni segretario provinciale FIMMG

    2. Gli anziani in Italia L'Italia, dopo il Giappone, è la seconda nazione al mondo per invecchiamento della popolazione. Il 17,9% della popolazione è over 65 anni (11 milioni) Di questi 11 milioni il 20% è in condizioni di disabilità parziale, il 5% è in condizioni di disabilità grave. Rapporto anziani/popolazione attiva = 29,4% Rapporto anziani popolazione attiva nel 2050 = 68,6%

    3. Attesa di vita alla nascita Uomini 76 anni (un secolo fa 42,5 anni). Donne 84 anni (un secolo fa 43 anni)

    4. Il medico di famiglia Ciascuno degli 11 milioni di cittadini anziani del nostro paese ha un medico di famiglia che ha scelto liberamente tra quelli disponibili nel suo ambito territoriale e con cui stabilisce un rapporto di fiducia.

    5. Compiti contrattuali del medico di famiglia (DPR 270/2000) A) Assistenza primaria, anche nell'ambito familiare, con l'impostazione di un programma diagnostico e terapeutico ed eventualmente riabilitatitvo facendo ricorso a tutti i supporti che la tecnologia offre. B) Assistenza programmata a domicilio, nelle residenze protette e nelle collettività, che permette di affrontare oltre alle malattie acute i problemi sanitari di anziani, invalidi o ammalati cronici, di pazienti dimessi dagli ambienti di ricovero e di pazienti in fase terminale, coordinando l'assistenza domiciliare. C) Continuità assistenziale, compresa l'emergenza sanitaria territoriale, onde garantire in maniera permanente la globalità dell'assistenza primaria. Tale continuità si realizza anche attraverso l'integrazione con gli altri servizi e presidi distrettuali e ospedalieri e con l'utilizzazione di sistemi informativi per la fornitura di dati...... D) Educazione sanitaria e assistenza preventiva individuale... E) Ricerca...e didattica....

    6. In Lombardia L'assistenza nelle residenze protette è affidata a medici diversi dal medico di famiglia. Nell'assistenza domiciliare integrata il medico di famiglia deve collaborare con gli erogatori accreditati (sistema del voucher socio sanitario). Non esistono ospedali di comunità.

    7. Di conseguenza Quando l'anziano viene ricoverato in una residenza protetta perde il rapporto di fiducia con il suo medico. Tuttavia ciò può essere ineludibile in considerazione della tipologia delle strutture complesse che si sono sviluppate in Lombardia. Il sistema del voucher sarà da valutare alla prova dei fatti: solo ideologia o soluzione flessibile che consente di commisurare le risorse a seconda delle necessità assistenziali? Le proposte di ospedali di comunità con assistenza medica fornita dai medici di famiglia sono compatibili con le scelte fatte sulle residenze protette? quali sono le risorse?

    8. La continuità assistenziale nelle cure primarie A tutt'oggi, in Lombardia e in Italia, poco è stato investito nella continuità assistenziale delle cure primarie (ex guardia medica), che è diversa dall'emergenza. Nell' ASL di Bergamo, dati, raccolti in modo informale, indicano una spesa quasi irrisoria per l 'ex guardia medica (circa 4 milioni di Euro nel 2003 su 1 milione di abitanti). Il problema, più che di notte, si pone il sabato, la domenica e nei giorni festivi per i pazienti in condizioni di fragilità, di solito seguiti in ADI e in ADP.

    9. La disponibilità del medico di famiglia Il medico di famiglia deve effettuare un congruo orario di studio, effettuare le visite domiciliari in ADI e in ADP, effettuare in giornata le visite domiciliari richieste entro le 10 del mattino per i pazienti non trasportabili. Quelle urgenti, se recepite, deve eseguirle nel più breve tempo possibile. Prevedere una turnazione dei medici di famiglia per coprire le fasce orarie di continuità assistenziale (es. festivi) vorrebbe dire creare delle scoperture nei normali orari diurni e quindi rendere problematico un accesso per rapporto di fiducia.

    10. In provincia di Bergamo circa il 70% dei medici di famiglia lavora in forma associata Ciò ha migliorato la disponibilità diurna dei medici, essendoci comunque uno studio aperto fino alla 19, e consente la possibilità di sperimentare nuove forme di erogazione delle cure primarie, sempre rispettose del principio fondamentale del rapporto di fiducia e della libertà di scelta del medico da parte del cittadino.

    11. I medici di continuità assistenziale Potrebbero essere inseriti nelle associazioni di medici di famiglia con compiti di continuità assistenziale notturna e festiva per gli assistiti di quel gruppo, con particolare riguardo all' assistenza domiciliare integrata nei giorni festivi. Potrebbero svolgere, con un parziale impegno diurno, compiti a supporto dei medici di famiglia nell'assistenza ai pazienti anziani e in condizioni di fragilità. Diventerebbero un riferimento stabile per gli assistiti e per la comunità locale e acquisirebbero essi stessi l'esperienza che può nascere solo dal seguire nel tempo i percorsi di salute delle singole persone e non da contatti estemporanei.

    12. A questo scopo sarebbe necessario Rivedere, con risorse anche modeste, gli investimenti per la continuità assistenziale per consentire ai medici una retribuzione che non li costringa a cercare altre attività. Definire un rapporto di corretta integrazione professionale con i medici di famiglia per trasformare la continuità assistenziale da area di parcheggio in area professionale qualificata.

    13. La medicina di famiglia oggi Vede accrescere, di giorno in giorno, il proprio carico di lavoro e di responsabilità clinica, per l'invecchiamento della popolazione, l'aumento degli anziani multiproblematici e con gravi disabilità, le dimissioni precoci dagli ospedali in assenza di adeguati supporti assistenziali domiciliari (il voucher, secondo alcuni, sembra aver aggiunto ulteriori complicazioni burocratiche). Vede aumentare le già innumerevoli incombenze burocratiche, alcune delle quali inutili ed eliminabili, in un ruolo, spesso difficile da gestire, di duplice funzione fiduciaria nei confronti del cittadino e nei confronti del servizio sanitario. Non vede riconociuto tale aumento di attività: la misurabilità degli atti, nelle cure primarie, è ben diversa da quella delle cure specialistiche e ospedaliere

    14. Che cosa serve? Mantenere il rapporto di fiducia e di scelta, fondamentale per mettere al centro dell'attenzione il cittadino, specie se anziano Disporre di un'organizzazione di studio, capilllare, che consenta un'assistenza H24, con i medici di continuità assistenziale, e si faccia carico degli aspetti burocratici lasciando libero il medico di ascoltare e di assistere: servono infermieri e personale di segreteria Disporre di un sistema di assistenza domiciliare che non privilegi gli aspetti economici a scapito dell'agilità e all'efficienza. Il voucher, alla prova dei fatti, risponderà a questa esigenza? Disporre di un sistema che metta veramente in rete ospedali, strutture resideniziali, semiresidenziali e assistenza domiciliare.

    15. Ma in sostanza è indispensabile Destinare più risorse, attraverso la fiscalità generale, alla tutela della salute dei cittadini dedicando una percentuale di esse alla cronicità. Investire nei percorsi formativi, anche della scuola dell'obbligo,sulla cultura della solidarietà, perchè qualunque sia il monte di risorse economiche che potrà essere messo a disposizione, esso non riuscirà mai a coprire dei bisogni di assistenza sempre più esponenzialmente crescenti.

    16. Per il futuro sarà comunque necessario Valutare una revisione della definizione di anziano, alla luce dell'aumento della durata della vita e del miglioramento delle condizioni di salute, anche per indirizzare le risorse a sostegno delle reali condizioni di disabilità. Utilizzare sempre di più le risorse, anche professionali, degli anziani, la cui esperienza e la cui competenza possono trovare impiego anche dopo la loro uscita dal mondo del lavoro.

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